San Cirillo di Gerusalemme: perseveranza e fede anche nell’esilio
La vita di San Cirillo fu segnata da continue persecuzioni e sofferenze, ma fu la sua perseveranza a risplendere.
Redazione (18/03/2024 16:13, Gaudium Press) Non si sa con certezza se San Cirillo di Gerusalemme, vescovo di quella Città Santa, sia nato lì nel 315.
I suoi genitori, forse cristiani, gli impartirono un’eccellente educazione.
Aveva una vasta conoscenza delle Scritture. Sembra che sia stato ordinato sacerdote da San Massimo, vescovo di Gerusalemme, che lo stimava molto e lo incaricò di istruire i catecumeni. È considerate pertanto il primo catechista.
Alcune di queste catechesi furono scritte e sono giunte fino ai giorni nostri, e vi si trovano interessanti riferimenti al ritrovamento della vera Croce.
Gli ariani e soprattutto Acacio, che negavano la divinità di Cristo, cercarono di manipolarlo ma senza successo, e ben presto nacquero grandi dispute tra i due.
Acacio giunse al punto di convocare un concilio dei suoi sostenitori per condannare San Cirillo, ma quest’ultimo si rifiutò di parteciparvi. Questo concilio fraudolento lo condannò e lo bandì, ed egli dovette partire per Tarso, la terra di San Paolo, in attesa di appellarsi a un tribunale superiore.
Al Concilio di Seleucia fu nuovamente condannato
Acacio si recò a Costantinopoli e convinse l’imperatore Costantino a convocare un nuovo concilio portando nuove accuse contro il santo vescovo. San Cirillo fu nuovamente condannato e nuovamente esiliato.
Giuliano l’Apostata voleva ricostruire il Tempio.
Alla morte di Costantino, il nuovo imperatore permise ai vescovi da lui banditi di tornare.
Ma non perché il nuovo imperatore, Giuliano l’Apostata, fosse buono: voleva ricostruire il tempio di Gerusalemme per smentire la profezia di Cristo. San Cirillo profetizzò a sua volta il fallimento di questa impresa, e si verificarono una serie di prodigi per impedirla.
San Cirillo fu esiliato per la terza volta nel 367. La fede nella Città Santa era un disastro.
Nel 381 partecipò al Concilio di Costantinopoli, che proclamò il Simbolo niceno (Credo , in cui si affermava che il Figlio è consustanziale al Padre.
Con informazioni tratte da Il testimone fedele
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