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San Giacomo Maggiore: apostolo e martire

 Il 25 luglio la Chiesa celebra la festa di San Giacomo il Maggiore: fratello di San Giovanni Evangelista, fu uno dei primi a rispondere alla chiamata di Nostro Signore.

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Redazione (25/07/2024 17:13, Gaudium Press) San Giacomo il Maggiore era figlio di Zebedeo. Fu chiamato maggiore perché era più anziano di San Giacomo il Minore, figlio di Alfeo. San Giacomo il Maggiore fu testimone della risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37), della Trasfigurazione (Mc 9,2-13) e dell’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi (Mc 14,32).

Secondo la tradizione, dopo la Pentecoste i primi discepoli si dispersero per predicare il Vangelo. San Giacomo il Maggiore fu anche chiamato da Gesù “figlio del tuono” per il suo temperamento focoso. Forse è per questo che dovette evangelizzare la penisola iberica, una delle regioni più remote del mondo a quel tempo.

San Giacomo fu un apostolo e un missionario animato da un’audacia straordinaria.

Intraprese un’epopea che, considerando le rudimentali condizioni dell’epoca, può essere considerata tanto audace quanto oggi un viaggio sulla luna.

Dopo un travagliato viaggio in mare, l’apostolo sbarcò nella Ria de Arousa e trascorse sette anni portando la parola del Divino Maestro in quelle regioni. Dopo l’esecuzione di Santo Stefano, diacono greco e fervente predicatore cristiano, tornò a Gerusalemme, dove fu arrestato per ordine di Erode, che lo fece uccidere di spada nell’anno 44. Divenne così il primo martire tra gli apostoli.

Poco dopo il suo glorioso martirio, il corpo del santo fu portato in Spagna e posto in una tomba di marmo. In questo luogo fu venerato fino al III secolo. In seguito, con le invasioni dei barbari nel IV secolo, seguite dagli arabi nell’VIII secolo, gli abitanti del luogo persero le tracce della tomba dell’apostolo.

Il campo della stella

Intorno all’820, si verificò un evento miracoloso che segnò l’inizio della storia che San Giacomo avrebbe continuato a scrivere dall’“Eternità”. In quel periodo, una stella misteriosa cominciò ad apparire sopra un campo per diverse notti consecutive.

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Un eremita di nome Pelayo, che viveva nei dintorni, convinto della natura soprannaturale del fenomeno, informò il vescovo Teodomiro dello strano evento. Questi si recò sul posto con tutti i suoi fedeli e, seguendo il percorso indicato dalla stella, trovò la tomba di marmo contenente i resti dell’Apostolo.

Alfonso II il Casto, re delle Asturie, costruì una chiesa e un monastero su questo prezioso tesoro. Da allora la devozione al santo e il culto delle sue reliquie si diffusero in tutto il Paese.

Patrono di tutta la Spagna

Tuttavia, ci volle un altro evento miracoloso perché l’Apostolo diventasse il patrono di tutta la Spagna.

Secondo la tradizione, durante la battaglia di Clavijo dell’844, il re di León, Ramiro I, alla testa di un manipolo di cristiani, stava combattendo una battaglia disperata contro 70.000 musulmani.

Improvvisamente apparve un cavaliere su un cavallo bianco, che portava uno stendardo con una croce rossa e, mescolandosi ai combattenti, spazzò via il nemico. Tutti lo riconobbero. Da allora, “San Giacomo!” divenne il grido di battaglia nella grande lotta della Reconquista, che ricevette un nuovo impulso spirituale sotto la protezione dell’illustre Apostolo.

La fama di San Giacomo attraversò i Pirenei in un momento in cui le nazioni europee si avviavano verso una profonda unità religiosa e culturale. A partire dall’XI secolo, grazie soprattutto all’incoraggiamento dei Papi e all’apostolato dei monaci di Cluny, i pellegrinaggi a Compostela cominciarono ad attirare sempre più persone dalla Penisola Iberica e da altri Paesi.

All’inizio del XII secolo, Papa Callisto II concesse al luogo un privilegio unico, confermato nel 1179 da Alejandro III nella bolla Regis aeterni: ogni anno che il 25 luglio, festa dell’Apostolo, cade di domenica, in questa chiesa si possono ottenere tutte le grazie del Giubileo.

Nasce così il Cammino di Santiago o “via giacobea”. La cristianità ottenne un nuovo centro di devozione insieme a Gerusalemme e Roma.

Oggi, a distanza di diversi secoli, i pellegrini di tutto il mondo riempiono ogni estate i percorsi giacobei. Quando arrivano all’imponente Basilica, si precipitano subito a pregare davanti alle reliquie del santo e a dare il tradizionale “abbraccio” all’immagine che si venera sull’altare principale.

Testo tratto, con adattamenti, dalla rivista Araldi del Vangelo, n. 11, novembre 2002.

 

 

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