San Lorenzo da Brindisi, cappuccino
Figlio amorevole della Vergine. La sua fama di autore di miracoli lo precedeva e già durante la sua vita la gente lo acclamava lungo le strade.
Foto: Catholicism.org
Redazione (21/07/2025 16:38, Gaudium Press) La vita del santo di oggi è come un diamante dalle mille sfaccettature. Parleremo di San Lorenzo da Brindisi..
Fin da piccolo si notava la sua facilità negli studi
Il suo cognome deriva dalla città dove era nato, Brindisi, nel Regno di Napoli. Il suo nome di battesimo era Giulio Cesare.
Aveva una grande memoria, che si manifestò fin da bambino: ricordava intere pagine che poi recitava, sorprendendo tutti.
Frequentò prima una scuola francescana nella sua terra natale. Poi andò al collegio di San Marco a Venezia, dove studiò sotto la guida di uno zio, che lo incoraggiò alla vita religiosa. A 16 anni entrò nel convento dei cappuccini a Verona.
Il superiore cappuccino volle metterlo alla prova e gli disse che la vita nella comunità era dura, sacrificata. «Padre, nella mia cella ci sarà un crocifisso?», chiese l’aspirante. «Sì, ci sarà», rispose il superiore. «Allora mi basta. Guardando Cristo crocifisso avrò la forza di soffrire, per amore Suo, qualsiasi sofferenza».
Andò a studiare filosofia e teologia all’Università di Padova, dove imparò facilmente il greco, l’ebraico, il tedesco, il boemo, il francese, lo spagnolo e dove approfondì lo studio delle Sacre Scritture. Oggi lo definiremmo un “genio”.
Non era ancora sacerdote, ma solo un semplice diacono, quando già si distinse come grande predicatore e gli fu chiesto di predicare i quaranta giorni di Quaresima nella Cattedrale di Venezia, e questo per due anni consecutivi.
Una volta ordinato, le città del nord Italia facevano a gara per ascoltare le sue prediche: Padova, Verona, Vicenza.
Giunse a Roma nel 1596 e fu nominato definitore dell’ordine cappuccino, per cui papa Clemente VIII lo esortò a battersi per la conversione degli ebrei, compito facilitato dalla sua conoscenza dell’ebraico.
Il suo segreto nella predicazione
Un giorno un sacerdote gli chiese quale fosse il suo “segreto” per ottenere risultati così brillante nella predicazione. San Lorenzo rispose: “In gran parte è dovuto alla mia buona memoria. In gran parte anche al fatto che dedico molte ore alla preparazione. Ma la causa principale è che affido molto a Dio le mie prediche, e quando comincio a predicare dimentico tutto il programma che avevo preparato e comincio a parlare come se stessi leggendo un libro misterioso venuto dal cielo”.
La sua vita era austera. Fuggiva gli onori e coltivava la carità verso tutti.
Stratega militare
Era vicario generale dell’ordine quando l’imperatore Rodolfo II gli chiese di ottenere l’aiuto dei principi tedeschi per combattere i turchi che stavano già bussando alle porte dell’Ungheria. Il santo riuscì nell’impresa, combattendo al contempo il protestantesimo e diffondendo la fede, e fu nominato cappellano generale dell’esercito che era stato organizzato.
Ma, a volte, fu un vero stratega militare, come quando, prima della battaglia di Szekes-Fehervar, nel 1601, i generali gli chiesero quale strada seguire. San Lorenzo consigliò l’attacco, incitò lui stesso le truppe e si mise alla testa delle forze d’assalto, portando solo il suo crocifisso. Tutti dissero che la brillante vittoria era stata conquistata da San Lorenzo. Si diceva anche che i nemici avessero percepito il ruolo di primo piano del cappuccino nella battaglia e avessero cercato di ferirlo, di abbatterlo, ma che una mano invisibile avesse deviato tutti i colpi diretti contro il frate e che gli stessi soldati cristiani si fossero rifugiati dietro di lui come se fosse un muro.
Mistico
Compose una perfetta confutazione delle dottrine luterane, utilizzando la sua conoscenza del greco e dell’ebraico delle Sacre Scritture. Per redigere questa confutazione, San Lorenzo studiò le opere stesse di Lutero.
Fu un grande taumaturgo: i ciechi vedevano, i paralitici camminavano e i muti riacquistavano la voce per intercessione di San Lorenzo. La fama si diffuse e in ogni villaggio il santo frate veniva accolto in modo trionfale.
Il suo amore per la Vergine era notevole: diceva di aver “ricevuto tutto da Maria e per intercessione di Maria”. Diceva: “Se Maria non esistesse, noi non esisteremmo e non ci sarebbe il mondo”. Insegnava: “Dio voglia che tutti, tutti, tutti, fin dall’infanzia, imparino bene e in fretta questa verità: chi si affida a Maria, chi si consegna a Maria, non sarà mai abbandonato, né in questo mondo né nell’altro”.
Si dice che al ritorno da una campagna militare, si fermò nel convento di Gorizia, dove Gesù Cristo stesso, nel coro, gli diede la comunione.
Un giorno la gente gli chiese di intercedere presso il re spagnolo Filippo affinché cambiasse il viceré Duque de Osuna, perché era un tiranno. Nonostante fosse malato, San Lorenzo andò a Madrid e poi a Lisbona, dove riuscì a persuadere il re a cambiare l’emissario nel regno di Napoli. Tornò al convento e lì morì, il 22 luglio 1619. Fu sepolto nel cimitero delle Clarisse Povere di Villafranca.
Leone XIII lo canonizzò nel 1881. Giovanni XXIII lo nominò Dottore della Chiesa nel 1959 e gli conferì il titolo di Dottore Evangelico.
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