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San Paolo: la conversione più clamorosa della storia

 Il senso di autosufficienza di Saulo era stato sostituito dall’umiltà di Paolo. Il fariseo fanatico che perseguitava i cristiani era morto e il gigante della fede era nato. La Chiesa decise di onorare questo evento con una festa solenne, che da secoli si celebra il 25 gennaio, in occasione della traslazione delle sue reliquie.

Conversao sao paulo

Redazione (25/01/2024 15:37, Gaudium Press) Con il sacrificio del primo martire, Santo Stefano, iniziò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme, che costrinse i fedeli a disperdersi nelle zone interne della Giudea, della Samaria, della Siria e dell’isola di Cipro. Solo gli Apostoli rimasero per un breve periodo nella Città Santa.

Un fariseo si distingueva per il suo odio verso i seguaci di Gesù. Non avendo l’età legale per lapidare Stefano, Saulo si occupò di tenere i mantelli dei carnefici.

Infatti, il suo odio nei confronti dei cristiani lo portò a chiedere al principe dei sacerdoti lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di condurre prigionieri a Gerusalemme i cristiani che trovava lì.

La più clamorosa conversione della storia

Chi era questo Saulo?

Era nato, intorno all’anno 3 della nostra era, a Tarso, in Cilicia, una città allora famosa come centro commerciale e intellettuale.

La sua famiglia apparteneva alla tribù di Beniamino e godeva della cittadinanza romana. Da giovane studiò a Gerusalemme alla scuola del noto Gamaliele. Tuttavia, secondo alcuni autori, sembra che abbia trascorso solo pochi anni in quella città e non abbia mai conosciuto personalmente Gesù.

Quando lo incontriamo di nuovo a Gerusalemme, è in prima fila tra i persecutori dei cristiani.

La sua meravigliosa conversione sulla via di Damasco, la più clamorosa della storia, avvenne intorno all’anno 35. Aveva circa 32 anni.

È noto l’episodio in cui, avvolto improvvisamente da una luce splendente, cadde a terra e udì una voce dal cielo:

– Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?

– Chi sei, Signore?

– Io sono Gesù, che tu perseguiti.

– Signore, cosa vuoi che faccia? – chiese tremante il fariseo fino ad allora superbo.

– Alzati, vai in città. Lì ti sarà detto cosa fare”, rispose Gesù.

E Saulo si alzò e si rese conto di essere cieco…

A grandi mali, grandi rimedi. Che manifestazione sovrana di Dio, che riduce all’impotenza uno che pensava di poter fare tutto! Cieco, sapeva solo che doveva andare a Damasco: lì ti sarà detto cosa fare…

L’autosufficienza di Saulo è stata sostituita dall’umiltà di Paolo. Il fariseo fanatico, persecutore dei cristiani, era morto, ed era nato il gigante della fede che avrebbe abbagliato la Chiesa. Tutto ciò che riguarda l’apostolo Paolo è grandioso.

A Damasco, Anania gli restituisce la vista e lo battezza. Il nuovo convertito trascorre poi tre anni nel deserto arabo, istruito da Gesù stesso.

Tornato nella capitale siriana, predicò la fede cristiana con tale zelo e successo che i Giudei, infuriati, cercarono di ucciderlo. Ma i suoi discepoli lo fecero calare dal muro, di notte, in una cesta. Fuggito a Gerusalemme, cercò di unirsi ai cristiani, ma tutti lo temevano e non credevano alla sua conversione.

Allora Barnaba lo presentò agli Apostoli, raccontando come a Damasco Paolo avesse predicato il nome di Gesù con tanto coraggio.

Si fermò solo per poco tempo nella Città Santa, in quanto anche lì alcuni Giudei volevano ucciderlo. Gesù stesso gli apparve, avvertendolo: “Affrettati a lasciare subito Gerusalemme, perché non accoglieranno la tua testimonianza su di me. Va’, perché io ti manderò lontano, in mezzo alle genti…”.

Portentosa epopea evangelizzatrice

Con questo mandato del Maestro divino, l’Apostolo iniziò la sua portentosa epopea di evangelizzazione tra i Gentili. Partì per Tarso e da lì si recò con Barnaba ad Antiochia, dove formarono una grande comunità di credenti. In questa città i discepoli di Gesù furono chiamati per la prima volta cristiani, per distinguerli dagli ebrei e dai gentili.

Sull’isola di Cipro, dove si recarono i due Apostoli, vediamo un esempio del fuoco evangelizzatore di Paolo. Il proconsole Sergio Paolo, un uomo ragionevole, voleva ascoltare la parola di Dio. Ma Barjesus, un mago, cercava di allontanare questo magistrato romano dalla fede.

Allora Paolo puntò gli occhi sul falso profeta e disse: “Figlio del diavolo, pieno di inganni e di astuzie, nemico di ogni giustizia, non smetti di pervertire le rette vie del Signore! Ecco, ora la mano del Signore è su di te e tu sarai cieco. Non vedrai il sole fino a nuovo ordine!”.

Vedendo il mago immediatamente ridotto alla cecità, il proconsole abbracciò la fede, con grande ammirazione per la dottrina del Signore. Nonostante ciò, le autorità cittadine espulsero i due Apostoli su istigazione dei Giudei.

Essi predicarono senza timore il Vangelo nelle città che seguirono, talvolta accompagnati da miracoli meravigliosi e numerose conversioni, che portarono alle persecuzioni da parte dei capi delle sinagoghe locali.

Dio vuole operare miracoli attraverso i santi

Dio diede ad alcuni dei suoi discepoli il potere di guarire i malati, di scacciare i demoni e persino di risuscitare i morti nel suo nome.

San Paolo fece grande uso di questo potere per attirare e confermare nella fede coloro ai quali predicava. Nella città di Listra, ordinò a un uomo zoppo dalla nascita: “Alzati in piedi!”. L’uomo saltò in piedi e cominciò a camminare. Impressionato, all’inizio il popolo voleva adorarlo come un dio.

Tuttavia, manipolati da alcuni Giudei, finirono per lapidare Paolo. Credendolo morto, lo trascinarono fuori dalla città. L’Apostolo fu poi salvato dai suoi discepoli.

Sull’isola di Malta, egli guarì il padre del governatore imponendogli le mani. Quando gli abitanti lo vennero a sapere, si affrettarono a portare da lui tutti i malati dell’isola, e tutti furono guariti.

E a Troas, Paolo riportò in vita un giovane che, durante la sua predicazione fino a tarda notte, si era addormentato ed era caduto dal terzo piano morendo.

Sarebbe troppo lungo elencare questi eventi prodigiosi. Ne citiamo solo un altro, molto interessante, che dimostra quanto nostro Signore Gesù Cristo si diletti nel culto delle reliquie dei santi.

Il libro degli Atti degli Apostoli dice (19:11): “Dio operava miracoli straordinari per mezzo di Paolo, tanto che ai malati venivano portati fazzoletti e altri panni che avevano toccato il suo corpo; e le malattie venivano allontanate da loro e gli spiriti maligni venivano allontanati”.

Combatté la buona battaglia e ricevette la corona di giustizia in Cielo.

Mentre era prigioniero a Roma, l’instancabile Apostolo non smise mai di predicare e ottenne la conversione di innumerevoli anime.

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Carcere mamertino interno di Stefano Bolognini

Liberato all’inizio dell’anno 64, si recò in Spagna e in Asia. Tornato a Roma, fu nuovamente arrestato, questa volta insieme a San Pietro. Rimase nel più antico carcere di Roma, il Carcere Mamertino, un luogo impregnato di benedizioni che commuove tutti coloro che vi passano.

Alla fine della sua vita eroica, l’Apostolo delle Genti poté cantare questo inno di trionfo per l’uomo la cui coscienza è pulita al momento dell’incontro con il Giudice supremo:

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta da ricevere la corona di giustizia, che il Signore, il giusto Giudice, mi darà in quel giorno, e non solo a me, ma a tutti coloro che attendono con amore la sua apparizione”.

La sua vita è stata grande, così come la sua morte.

Come cittadino romano, San Paolo non poteva essere crocifisso. Per questo motivo fu decapitato di spada nell’anno 67.

La tradizione vuole che la sua testa, cadendo a terra, rimbalzasse tre volte dando origine a tre fontane che si possono vedere ancora oggi nella Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, sulla via Ostiense, a Roma.

Testo tratto, con adattamenti, dalla Rivista Araldi del Vangelo n. 25, gennaio 2004. Di Roberto Kasuo

 

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