San Pio X: grande Papa nella storia, grande Santo nella Chiesa
Il 21 agosto la Chiesa celebra la memoria di San Pio X, modello di Pontefice e di uomo cattolico, elevato agli onori degli altari quarant’anni dopo la sua partenza per l’eternità
Redazione (21/08/2024 16:36, Gaudium Press) Giuseppe Melchiorre Sarto, secondo di dieci fratelli, nacque il 2 giugno 1835 da una famiglia molto umile: il padre, Giovanni Battista Sarto, era postino nel paese di Riese, e la madre, Margherita Sanson, era sarta.
Fin da piccolo sentì la chiamata al sacerdozio. Per accompagnarlo verso la realizzazione di questa vocazione, i genitori si impegnarono a fornirgli l’istruzione necessaria, affrontando grandi difficoltà economiche.
Il ragazzo, consapevole del sacrificio dei suoi genitori, cercava di alleggerirne il peso in ogni modo. Per esempio, per andare a scuola doveva percorrere sette chilometri a piedi. Per non consumare le scarpe, se le toglieva e le legava sulle spalle, rimettendole solo quando si avvicinava alla meta. E aveva solo undici anni!
L’inizio del suo ministero sacerdotale
Dopo aver completato gli studi in seminario, Sarto fu ordinato sacerdote nel 1858 e inviato a Tombolo come viceparroco. Durante il suo soggiorno, la regola di don Sarto era la salvezza delle anime. Durante il giorno esercitava il ministero e la sera preparava catechesi e sermoni, oltre ad approfondire i suoi studi, soprattutto attraverso le opere di San Tommaso d’Aquino.
Non passò molto tempo perché le prediche di don Sarto cominciassero a brillare per la loro squisita eloquenza, logica e religiosità, e soprattutto riuscivano a commuovere i cuori. Dopo nove anni, don Sarto ricevette la sua prima parrocchia, a Salzano.
Forte dell’esperienza dell’incarico precedente, elaborò un piano di lavoro che avrebbe rispettato alla lettera: visitare tutti i fedeli, predicare la Parola di Dio, essere instancabile nel confessionale, confortare gli ammalati e rendersi disponibile ad assistere i moribondi. Tutto questo senza trascurare il catechismo, attirando l’attenzione per la vivacità, il buon umore e la gioia con cui teneva le lezioni.
Nel 1873, una terribile epidemia di colera colpì quella regione d’Italia, mietendo molte vittime. Senza temere il contagio, don Sarto raddoppiò la sua cura per coloro che gli erano stati affidati dalla Provvidenza. Invece di chiudere le porte ai fedeli, la chiesa parrocchiale andò loro incontro nella persona del suo parroco, che visitava i malati per confortarli.
Dinamismo soprannaturale e naturale
Dopo altri nove anni, Dio lo chiamò nuovamente ad maiora. Nel 1876, don Sarto ricevette una lettera dal vescovo Zinelli di Treviso: “Ho pensato di affidarti tutti e tre gli incarichi in una volta sola: canonico, segretario della curia diocesana e direttore spirituale del seminario”.
A Treviso, il Santo si impegnò per la prima volta in seminario. Ai ragazzi, infatti, trasmise il forte senso di fiducia nella Provvidenza che sosteneva la propria vita interiore; un ampio senso pratico, capace di cogliere e governare la realtà dei fatti; e una gioia solidale e comunicativa che scacciava le amarezze dall’anima, rendendola agile e flessibile per ogni impresa.
Inoltre, da vero Santo, non poteva mancare una profonda devozione a Maria, Mediatrice e Corredentrice degli uomini. La sua devozione lo spinse a preparare un gruppo di seminaristi per svolgere i compiti liturgici nelle feste in onore della Beata Vergine, nella cattedrale.
Accanto alla cura estenuante di duecento giovani, manteneva il catechismo per i bambini, le prediche nelle chiese della diocesi e il lavoro in curia, tanto era il suo dinamismo naturale e soprannaturale!
Nella diocesi di Mantova
Passarono altri nove anni prima che il maturo sacerdote fosse elevato all’ordine episcopale: Mons. Sarto si insediò come nuovo Vescovo di Mantova. La situazione in città non era delle migliori, come racconta lo stesso Santo in una lettera: “Pensate che in una parrocchia di trentamila anime, sono venute alla Messa del Vescovo quaranta donne, otto delle quali hanno ricevuto la Santa Comunione…”. Tuttavia, non si lasciò abbattere da questa situazione.
Consapevole dei buoni risultati ottenuti a Treviso, il suo primo incarico a Mantova fu in seminario. Don Sarto aveva bisogno di chierici, ma non cercava numeri, bensì ministri secondo il cuore di Nostro Signore. Era irremovibile quando un seminarista non dava segni di vocazione, e lo invitava ad abbandonare la carriera sacerdotale. Lo faceva con dolore, ma pieno di determinazione, perché la vita gli aveva insegnato che i sacerdoti formati sotto lo stimolo dei calcoli umani e degli interessi terreni diventano un castigo di Dio.
Un’altra sua forte preoccupazione era il clero della diocesi, che incontrava regolarmente per discutere di questioni pastorali, insegnando loro soprattutto con l’esempio. Una volta, quando un sacerdote ritardò l’inizio delle confessioni perché riposava sino a tardi, Mons. Sarto preparò una sorpresa: quando il sacerdote entrò in chiesa, vide qualcuno che si occupava dei penitenti al posto suo. Quando sollevò la tenda del confessionale, trovò il Vescovo, che lo guardò con un leggero sorriso…
Sottolineò anche il suo impegno nel valorizzare la musica sacra, come scrisse nel 1893: “Il canto gregoriano dovrebbe essere raccomandato, specialmente il modo di cantarlo e di renderlo popolare. Oh, se fosse possibile far cantare a tutti i fedeli le parti fisse della Messa – il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus, l’Agnus Dei – come cantano le Litanie lauretane e il Tantum ergo! Per me questa sarebbe la più bella realizzazione della musica sacra, perché in questo modo tutti i fedeli, partecipando veramente alla Sacra Liturgia, conserverebbero la loro pietà e devozione”.
Patriarcato di Venezia
Quando Mons. Sarto ebbe compiuto trentacinque anni di ministero pastorale, di cui nove come Vescovo di Mantova, Leone XIII lo nominò Cardinale e lo destinò al Patriarcato di Venezia.
Il governo veneziano, chiaramente anticlericale, fu inizialmente ostile al nuovo pastore. Tuttavia, forte di una lunga esperienza e di un grande talento nel guidare le anime, si fece presto amare e rispettare dalla città dei Dogi, compresi i suoi capi.
Nel 1903, dopo la morte di Leone XIII, i principi della Chiesa di tutto il mondo si recarono a Roma per eleggere il nuovo successore di Pietro. Si dice che il Patriarca di Venezia fosse stato l’unico cardinale a comprare un biglietto di ritorno, tanto era lontana dalla sua mente l’idea di diventare Papa.
Pastore del mondo intero!
Il conclave ebbe inizio e, dopo alcuni scrutini non privi di polemiche, la direzione dei voti cominciò a indicare che il cardinale Sarto sarebbe stato il successore di Leone XIII. Resosi conto della situazione e considerata l’enorme responsabilità dell’incarico, cercò di dissuadere il Sacro Collegio, sostenendo, con le lacrime agli occhi, di non essere degno. Tuttavia, la scelta dello Spirito Santo era stata fatta.
L’allora monsignor Merry del Val, segretario del conclave e futuro segretario di Stato, fu incaricato dal cardinale decano di ottenere una risposta definitiva dal cardinale. Dopo una lunga ricerca, lo trovò inginocchiato davanti all’altare della Madre del Buon Consiglio nella Cappella Paolina, con il volto bagnato dalle lacrime. Mons. Merry del Val ebbe solo la forza di dirgli: “Coraggio, Eminenza!”.
Alla fine, il 4 agosto 1903, il cardinale Sarto accettò la sua elezione a Sommo Pontefice, adottando il nome di Pio X. Ora il suo gregge non sarebbe più stato Tombolo, Salzano, Treviso, Mantova o la gloriosa Venezia, ma il mondo intero.
Rinnovare tutte le cose in Cristo
“Questa è la mia politica!” dichiarò San Pio X indicando un crocifisso, quando gli fu chiesto quale fosse il suo orientamento politico. E questa affermazione ratificava il progetto del suo pontificato: “Rinnovare tutte le cose in Cristo”.
In effetti, San Pio X fu soprattutto un grande riformatore. Con più di 45 anni di esperienza pastorale, fece come Pontefice quello che aveva sempre fatto, solo su scala globale. Così, dedicò una profonda attenzione al catechismo, promuovendone una nuova edizione; riformò la Liturgia, agevolò la Comunione frequente per i fedeli e la rese accessibile ai bambini – cosa che gli valse il titolo di Papa dell’Eucaristia – raddoppiò la cura per il canto liturgico, soprattutto quello gregoriano; iniziò la stesura di un nuovo Codice di Diritto Canonico; riorganizzò la curia romana e i dicasteri.
Notevole fu anche la sua lotta contro il modernismo. La sua resistenza a questa eresia e la promulgazione dell’Enciclica Pascendi Dominici Gregis – che conteneva brani scritti di suo pugno – rivelano un’altra sfaccettatura della sua ricca personalità: per proteggere le pecore, alla figura del pastore si affianca quella del paladino di Dio, che brilla nella difesa della verità e nella condanna dell’errore.
San Pio X ebbe il compito di raccogliere, analizzare, schematizzare e condannare gli errori modernisti che, come un germe nascosto, si stavano infiltrando nel gregge di Cristo. Era un compito che svolgeva da tempo. Ancora a Mantova e a Venezia, studiava e analizzava i libri dei modernisti, non perdendo occasione per denunciarne le deviazioni.
“Mi rassegno totalmente”
Dopo tante battaglie, conquiste e vittorie, per San Pio X era giunto il momento di unire la sua voce a quella dell’Apostolo, quando chiese a Dio la ricompensa per aver combattuto la buona battaglia della fede.
Dopo la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria nel 1914, il Pontefice si sentì poco bene e il suo stato di salute peggiorò improvvisamente la sera del 18 agosto. Il suo strettissimo collaboratore, amico e figlio spirituale, il cardinale Merry del Val, si recò nelle sue stanze la mattina seguente e racconta che le ultime parole udite dalle sue labbra furono: “Vostra Eminenza… Vostra Eminenza! Mi rassegno totalmente”.
Come un agnello immolato che non apre la bocca, da quel momento il Santo Pontefice perse la capacità di parlare, pur rimanendo completamente lucido. Da quel momento in poi si limitò a fissare profondamente chi gli stava intorno. La sera, consegnò la sua anima a Dio. L’orologio segnava l’1:15 nelle prime ore del 20 agosto 1914.
Era il crepuscolo di un pontificato solare. San Pio X lasciava questa terra per risplendere per l’eternità in cielo e intercedere per la Chiesa militante, che aveva tanto difeso in vita, per la quale aveva combattuto e sofferto! La storia lo venera come un grande Papa e la Mistica Sposa di Cristo lo loda come un grande Santo.
Di Alison Batista de Oliveira
Testo estratto, con adattamenti, dalla rivista Araldi del Vangelo n. 236, agosto 2021.
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