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San Quirino di Siscia, vescovo e martire

San Quirino fu inizialmente picchiato dal magistrato Massimo, ma questi non aveva l’autorità per condannarlo.

San Quirino 2

Redazione (04/06/2025 16:10, Gaudium Press) San Quirino, vescovo e martire, morto intorno all’anno 308, è ricordato in modo particolare perché di lui scrissero San Girolamo, Prudenzio e Fortunato. Fu uno dei martiri che offrirono il loro sangue per Cristo nelle province del Danubio, sotto la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, la peggiore di tutte.

San Quirino era vescovo di Siscia, una città croata che oggi si chiama Sisak.

Egli venne a sapere che era stato dato ordine di arrestarlo e, dopo una breve persecuzione, cadde prigioniero. Fu quindi condotto davanti al magistrato Massimo.

Il magistrato gli disse che nessuno poteva opporsi al potere dell’imperatore e che il suo Dio non avrebbe potuto aiutarlo in quelle circostanze. A ciò Quirino rispose:

«Dio è sempre con noi e può aiutarci in qualsiasi momento. Era con me quando mi hanno catturato ed è con me adesso. È Lui che mi dà forza e che parla attraverso la mia bocca».

Il magistrato lo esortò a offrire incenso agli dei pagani, altrimenti avrebbe subito torture e una morte terribile.

San Quirino rispose che per lui i dolori e la morte sarebbero stati la sua gloria, e allora Massimo ordinò che fosse bastonato. Mentre questo accadeva, il magistrato continuava a insistere con il vescovo perché adorasse i demoni sotto le vesti degli idoli, e promise persino di farlo sacerdote di Giove se avesse acconsentito alle sue richieste.

Ma il martire rispose con decisione: «Qui, in questo momento, esercito il mio sacerdozio, offrendo me stesso a Dio».

«Ti ringrazio per i colpi; non mi fanno male. Sopporterei volentieri un trattamento peggiore per incoraggiare tutti coloro che fanno parte del mio gregge, affinché mi seguano su questa scorciatoia che conduce alla vita eterna», continuò.

Viene condotto davanti al governatore in Ungheria

Ma Massimo non aveva l’autorità per decretare la morte di San Quirino, quindi lo rimandò ad Amancio, governatore della provincia di Pannonia Prima. Fu quindi condotto a Sabaria, l’attuale Szombothely, in Ungheria.

Amancio lesse il rapporto che gli era stato fatto e chiese al vescovo se fosse vero: «Ho confessato il vero Dio a Siscia e qui farò lo stesso, perché non ho mai adorato nessun altro. Lo porto nel mio cuore e non c’è uomo sulla terra che possa separarlo da me», fu la sua risposta.

Amancio non voleva condannare un anziano venerabile come quello che aveva davanti. Ma non rinunciò ad essere strumento di Satana, perché cercò ancora una volta di convincerlo ad adorare gli idoli per finire i suoi giorni in pace. Ma poiché San Quirino rimase fermo, lo condannò.

Gli legarono una pietra al collo e poi lo gettarono nel fiume Raab. Ma i molti presenti poterono vedere come tardava ad affondare, mentre pregava e pronunciava parole di incoraggiamento per il suo gregge.

A valle, i cristiani recuperarono il suo corpo. Quando nel V secolo dovettero scappare dalla Pannonia, invasa dai barbari, portarono le reliquie di San Quirino a Roma, che rimasero nelle Catacombe di San Sebastiano, fino a quando nel 1140 furono trasferite a Santa Maria in Trastevere.

Con informazioni tratte da El Testigo Fiel

 

 

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