Santa Caterina da Siena: qual è l’amore perfetto per Dio?
Questo argomento è tratto dal libro Il dialogo, in cui Dio parla con Santa Caterina da Siena.
Redazione (29/04/2025 15:42, Gaudium Press)”Tra i miei servitori fidati, ce ne sono alcuni che mi servono con fede e senza timore servile. Ma questo amore è imperfetto, perché cercano il proprio tornaconto, la propria soddisfazione e il proprio appagamento in me. Simili imperfezioni si riscontrano nell’amore che hanno per il prossimo.
Sai in cosa si manifesta l’imperfezione del loro amore?
Nel fatto che, se mai si vedono privati del conforto che trovavano in Me, questo amore non è abbastanza per loro, comincia a declinare e cessa di esistere. Si spegne e si raffredda sempre più quando, per esercitarli nella virtù e liberarli dalle loro imperfezioni, li privo del loro conforto spirituale e mando loro difficoltà e contrarietà.
Lo faccio con l’unico scopo di condurli alla perfezione, insegnando loro a conoscere se stessi interiormente e facendogli comprendere che non sono nulla e che in se stessi non possiedono alcuna grazia.
Accade spesso che gli imperfetti, invece di trarre vantaggio da questa prova, si rilassino e tornino indietro con una sorta di ira spirituale che offusca loro gli occhi dalla santa fede.
Se questo velo venisse tolto, vedrebbero che tutte le cose procedono da Me, e che non cade una sola foglia dall’albero senza un ordine della mia Provvidenza: che tutto ciò che prometto e do è solo per la loro santificazione, cioè affinché possano raggiungere il bene e il fine per cui li ho creati.
Quando esiste solo questo amore imperfetto e mercenario verso Dio e verso il prossimo, l’anima cerca se stessa quasi inconsciamente in tutte le cose. È necessario, quindi, «strappare da sé la radice dell’amor proprio spirituale».
Con questo amore imperfetto amava San Pietro il dolce e buono Gesù, mio unico Figlio, quando gustava così deliziosamente le dolcezze della sua intimità sul Tabor. Ma, giunto il tempo della tribolazione, il coraggio lo abbandonò. Non solo mancò di coraggio per soffrire per lui, ma alla prima minaccia tradì la sua fedeltà e lo rinnegò giurando di non averlo mai conosciuto.”
Il passaggio dall’amore mercenario all’amore filiale
Poco più avanti, nel capitolo LXIII dello stesso Dialogo, parlando del passaggio dall’amore mercenario all’amore filiale, dice:
“Tutta la perfezione e tutta la virtù provengono dalla carità, e la carità si nutre dell’umiltà; l’umiltà a sua volta proviene dalla conoscenza e dall’odio santo per se stessi […]”.
Può anche accadere che, per raggiungere il perfetto amore di Dio, la persona attraversi una grande afflizione senza che ci sia una grave colpa da riparare. Come ad esempio, in occasione di un’ingiustizia che ci viene fatta, o di una calunnia che, per grazia divina, provoca in noi non il desiderio di vendetta, ma fame e sete di giustizia.
In tal caso, il perdono generoso dell’ingiuria attira talvolta sull’anima una grande grazia, che la fa risalire a una regione superiore della vita spirituale. Accade che l’anima riceva, con questa prova, una nuova visione delle cose divine e alcuni slanci che prima non conosceva.
Questo è successo a Davide quando perdonò Saul che lo aveva oltraggiato, maledetto e persino lapidato (II Re, 16, 6).
Questa nuova visione profonda delle cose dell’anima può anche sopraggiungere in occasione della morte di una persona cara, di una grande disgrazia o di un fallimento, o di tante circostanze tali da farci vedere la futilità delle cose terrene e, per contrasto, l’importanza della sola cosa necessaria e dell’unione con Dio, preludio della vita del Cielo.
Nel suo Dialogo, Santa Caterina parla spesso della necessità di uscire dallo stato di imperfezione in cui si serve Dio più per interesse, per la propria soddisfazione, e si ha l’illusione di poter volare fino a Dio Padre senza passare attraverso Gesù Crocifisso [Cfr. Dialogo, c. LXXV, CXLIV, CXLIX, CLI, CLIV].
Per uscire da tale stato, è necessario che l’anima che ancora cerca se stessa si converta o cambi rotta, dimenticando se stessa e cercando solo Dio attraverso la via dell’abnegazione, che è la via della pace più profonda.
lascia il tuo commento