Gaudium news > Sant’Isaia, il “principe dei profeti” che vide Cristo con sette secoli di anticipo

Sant’Isaia, il “principe dei profeti” che vide Cristo con sette secoli di anticipo

Mentre era nel tempio, ebbe una visione magnifica: vide il trono di Dio, dal quale partiva un angelo che toccava con un carbone ardente le sue labbra. Profeta della Maternità Divina.

Isaias 2

Redazione (09/05/2025 15:32, Gaudium Press) Isaia, che significa “Dio salva”, il più grande dei profeti dopo Mosè, è il nostro santo di oggi.

Isaia nacque da Amoz a Gerusalemme, intorno al 765 a.C. Era di nobile nascita (è probabile che fosse imparentato con i re di Giuda) e sicuramente era un uomo di grande cultura. Il suo ministero profetico, durato quasi mezzo secolo, copre i regni di quattro re di Giuda: Uzzia, Jotham, Acaz, Ezechia e in parte Manasse.

È anche importante sottolineare che dopo la morte di Geroboamo II, tredicesimo re d’Israele (il regno settentrionale della Palestina), questo regno fu sottomesso all’impero assiro. Isaia si oppose sempre all’influenza assira, certamente per i pericoli che ciò comportava per la fede.

Come Dio lo chiamò

Egli stesso racconta come fu la chiamata di Dio, avvenuta in modo sublime, probabilmente nel tempio: «Vidi il Signore Dio, seduto su un trono eccelso ed elevato, e migliaia di serafini lo lodavano cantando: “Santo, santo è il Signore Dio degli eserciti, pieni sono il cielo e la terra della tua gloria”. Io fui colto dal timore e gridai: “Guai a me che sono un uomo dalle labbra impure e vivo in mezzo a un popolo peccatore, e i miei occhi vedono il Dio Onnipotente”. Allora uno dei serafini volò verso di me, prese un carbone ardente dall’altare e lo posò sulle mie labbra e disse: “Ora sei purificato dai tuoi peccati”. E udii la voce del Signore che mi diceva: “Chi manderò? Chi andrà a portare loro il mio messaggio?”. Io risposi: “Eccomi, Signore, manda me”.

Vediamo quindi che Dio purificò le sue labbra, che sono simbolo della sua parola. E nella purificazione delle sue labbra mediante il fuoco, purificò anche la sua persona. Tutto questo simboleggia il cammino verso la santità, che è più un’opera di Dio a cui l’uomo ha accesso. Ma è anche simbolo del compito che avrebbe svolto come profeta, un profeta che con labbra pure avrebbe annunciato Gesù come se lo vedesse accanto a sé.

La grande eredità di questo santo è il libro di Isaia, il più lungo della Bibbia, con circa 70 pagine, che è chiamato proto-vangelo, il primo vangelo, per il modo in cui, con sette secoli di anticipo, racconta vividamente scene della vita del Messia che verrà.

Profeta Isaias

Ad esempio, è Isaia che annuncia la maternità divina di una Vergine che rimarrà Vergine: «Per questo il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la Vergine è incinta e darà alla luce un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7, 14).

Da notare il capitolo 53 del libro di questo profeta, che sembra un racconto della passione e morte di Gesù fatto da qualcuno che vi stava assistendo e trascriveva dal vivo, oltre a mostrare che tutta quella sofferenza del Messia era per pagare i nostri peccati, contraddicendo con cinque secoli di anticipo la visione naturalistica farisaica sull’Inviato di Dio.

Nel libro di Isaia ci sono parabole molto simili a quelle di Gesù. Si dice di lui che è anche il profeta della fiducia in Dio, che anche nelle situazioni più difficili dobbiamo affidarci con tutto il cuore e con fede alla volontà del Signore.

Un profeta ignorato

Sant’Isaia predica al popolo i messaggi di Dio. Il profeta è colui che trasmette al popolo ciò che Dio vuole da lui in quel momento, principalmente la conversione di un popolo corrotto. E naturalmente molti profeti, per non dire tutti, avvertono il popolo di ciò che accadrà se non si converte. Questo è esattamente ciò che accadde a Isaia, al quale il Signore aveva già avvertito: «Hanno orecchi, ma non vogliono ascoltare». Israele fu portato in esilio a causa dei suoi peccati e del disprezzo che aveva mostrato al profeta.

Ma quando il popolo e le autorità ascoltano il profeta, Dio opera con la sua forza infinita nelle opere degli uomini. Sennacherib si preparava ad attaccare Gerusalemme. Ma il profeta Isaia disse al pio re Ezechia: «Prudenza e calma. Confidate in Dio, la città non cadrà nelle mani dei nemici». I Niniviti di Sennacherib furono colpiti da una grave epidemia di dissenteria che li distrusse quasi completamente, e lì finirono i loro piani di conquista.

C’è un’antica tradizione ebraica che afferma che il profeta Isaia fu martirizzato dal re Manasse, figlio empio del grande re Ezechia. Probabilmente fu segato. Si sarebbe così adempiuta la parola del Signore: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie sotto le ali i suoi pulcini, e tu non hai voluto!» (Mt 26, 37).

Tuttavia, la memoria di Isaia e i suoi insegnamenti saranno celebrati fino alla fine dei tempi dalla Chiesa fondata dal sangue di Cristo, il Cristo che egli descrisse con tratti così delicati con sette secoli di anticipo.

Con informazioni di Aciprensa e EWTN.

 

 

lascia il tuo commento

Notizie correlate