Santo Curato d’Ars, dalla miseria umana nasce la gloria divina nel modello del parroco
Militare, sacerdote per sua determinazione e per volontà di Dio, fu un esempio di pietà e spiritualità del suo tempo. E di tutti i tempi.
Redazione (04/08/2025 17:24, Gaudium Press) Oggi celebriamo, tra gli altri santi, il Santo Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney, santo molto popolare. Molte cose si possono sottolineare di questo uomo provvidenziale, disprezzato da molti nella sua natura umana, innalzato all’infinito da Dio. Ne raccontiamo alcune.
Nato a Dardilly, in Francia, l’8 maggio 1786, da una famiglia di contadini, cresciuto quindi nel pieno tumulto anticattolico della Rivoluzione Francese, doveva frequentare di nascosto le funzioni religiose.
Fece la sua prima comunione all’età di 13 anni, durante una cerimonia notturna in un fienile, dove i contadini fingevano di andare al lavoro.
“Disertore” dell’esercito napoleonico
A volte la pietà sentimentale che ancora oggi imperversa nasconde alcuni aspetti della vita dei santi per renderli apparentemente più “accettabili” alla gente, tralasciando esempi importanti in cui si è manifestata la grazia di Dio. Ad esempio, non è molto noto che il Santo Curato d’Ars era un “militare”, reclutato forzatamente dal governo napoleonico. Già allora voleva diventare sacerdote, ma i ragazzi di età superiore ai 17 anni dovevano prestare servizio in quel pozzo senza fondo che era l’esercito di Napoleone.
Tuttavia, la provvidenza volle risparmiargli questo servizio.
Mentre si recava alla caserma, entrò in una chiesa per pregare e si allontanò dal suo gruppo. Tornò, si presentò, ma durante il viaggio si ammalò e fu portato in ospedale, e quando si riprese i suoi compagni erano già partiti. Le autorità gli ordinarono di andare da solo a raggiungere gli altri, ma incontrò una persona che gli chiese di andare con lui, che apparentemente andava nella stessa direzione.
Questo accompagnatore non richiesto era un disertore e lo portò lontano dal battaglione, rendendolo a sua volta un disertore inconsapevole.
Arrivato in un paese, Giovanni Maria andò a raccontare la sua storia al sindaco. La legge prevedeva la pena di morte per i disertori, ma il sindaco preferì accoglierlo in casa sua, lo fece dormire in un fienile, gli cambiò nome, lo nascose quando passavano i soldati, fino al giorno felice in cui fu emanato un decreto che perdonava tutti i renitenti, consentendo al Santo Curato d’Ars di tornare a casa dei suoi genitori.
“Non è adatto a studiare”
Dopo aver convinto non senza difficoltà suo padre, Giovanni Maria partì per il seminario. Ma da lì fu espulso, perché i professori dicevano che era una brava persona, “ma non è adatto a fare lo studente. Non ha nessuna attitudine”
Tuttavia, Giovanni Maria non si arrese e si recò in pellegrinaggio alla tomba di San Francesco Regis, chiedendo l’elemosina, per implorare questo santo di dargli tutte le qualità necessarie per diventare ministro di Dio.
Un padre di nome Balley dirigeva un piccolo seminario e lì accolse colui che sarebbe poi diventato un modello di sacerdote, celebrato in tutto il mondo. Sebbene il sacerdote si trovasse anch’egli di fronte alla scarsa intelligenza di Giovanni Maria, l’eccellente disposizione del seminarista lo spinse a fare l’impossibile per farlo arrivare agli ordini sacri. Tuttavia, quando Giovanni Maria sostenne gli esami… fu un fallimento totale.
Il vescovo lo accoglie
Tuttavia, padre Balley portò il suo discepolo da alcuni buoni sacerdoti, i quali constatando che sapeva risolvere problemi di coscienza e aveva un buon senso morale, lo raccomandarono al vescovo, che chiese: «Il giovane Vianney è di buona condotta?». Essi risposero: «È una persona eccellente. È un modello di comportamento. È il seminarista meno saggio, ma il più santo. – Se è così, aggiunse il prelato, che sia ordinato sacerdote, perché anche se gli manca la scienza, basta che abbia la santità, Dio supplirà al resto». Il vescovo non sapeva il bene che stava facendo al sacerdozio di tutto il mondo con quella decisione.
Giovanni Maria fu quindi ordinato sacerdote di Cristo il 12 agosto 1815. Passò i primi tre anni come assistente di padre Balley, che già lo ammirava. Ma non mancava il sacerdote che derideva il suo nuovo compagno di intelligenza limitata, chiedendo in quale oscuro angolo della colta Francia sarebbe stato mandato…
Destinato a un luogo sperduto, che sarebbe diventato un centro di pietà e di irradiazione del cristianesimo
Il 9 febbraio 1818 fu mandato in un luogo molto povero, lontano dalle considerazioni mondane, il villaggio di Ars. In questo paese di 370 abitanti, solo un uomo e poche donne andavano a messa la domenica. Ciò che c’era erano diverse bettole, focolai di immoralità. Lì sarebbe stato parroco, per 41 anni, e quasi per sempre, il Santo Curato d’Ars.
Per ridare fervore a quel paese, il Curato si dedicò alla preghiera, al sacrificio e anche a parlare con fermezza.
Le sue penitenze, volte alla conversione della gente, sono da antologia.
Per molto tempo si nutrì solo di patate lesse senza quasi condimento, che preparava il lunedì e gli bastavano fino al giovedì; il giovedì cucinava di nuovo per avere patate fino alla domenica. Nei sermoni non lesinava attacchi contro i vizi dei suoi parrocchiani; svelava alle menti e agli occhi di chi voleva saperlo, le reti con cui il diavolo li aveva intrappolati.
Un giorno giunsero al vescovo delle calunnie (gli invidiosi non mancano mai) e questi mandò un visitatore. Al suo ritorno il vescovo chiese: «I sermoni di padre Vianney hanno qualche difetto?». «Sì, monsignore: hanno tre difetti. Primo, sono molto lunghi. Secondo, sono molto duri e forti. Terzo, parla sempre degli stessi argomenti: i peccati, i vizi, la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso. – E questi sermoni hanno anche qualche qualità? – chiese Monsignore. – Sì, hanno una qualità, ed è che gli ascoltatori si commuovono, si convertono e iniziano una vita più santa di quella che conducevano prima» Il vescovo si rese conto che questa qualità compensava qualsiasi “difetto”.
Sebbene preparasse con cura le sue omelie domenicali, quando arrivava il momento di predicare spesso dimenticava ciò che aveva preparato. Ma in quel momento era Dio a parlare attraverso la bocca del suo parroco, e i buoni effetti spirituali si realizzavano.
Le sue lotte contro il maligno 
Sono proverbiali anche le lotte del santo curato d’Ars contro il demonio, che gli si presentava in molti modi. Lo buttava giù dal letto, un giorno voleva persino dare fuoco alla sua stanza. Alla fine, disperato, il maligno stesso gli disse: «Faldinegro odiato. Ringrazia quella che chiamano Vergine Maria; se non fosse per lei, ti avrei già portato nell’abisso».
Ma non mancarono alcuni sacerdoti che erano ad Ars in missione e che dicevano che le apparizioni del demonio erano mere favole, inventate dal curato di Ars chissà con quale oscuro scopo. San Giovanni Maria Vianney, senza malizia ma certamente consapevole del dramma che li attendeva, invitò questi sacerdoti a passare la notte nella stanza che lui usava: non appena vi entrarono, i rumori e le altre azioni del demonio li fecero uscire in cortile terrorizzati, non volendo più tornare in quel luogo che li aveva spaventati. Il Santo Curato d’Ars aggiunse il suo tocco di umorismo al fatto, dicendo loro: «Con il diavolo abbiamo già avuto così tanti incontri che ora sembriamo due compagni…». Ma la verità è che egli era il nemico irriducibile di Satana.
«Non fatelo confessare…»
Quando fu ordinato, qualcuno scrisse: «Che sia sacerdote, ma non lo mettano a confessare, perché non ha la scienza per questo ufficio». Ebbene, questa fu una profezia completamente sbagliata, poiché nel ministero della riconciliazione trascorse gran parte della sua luminosa vita sacerdotale. Da tutta la Francia venivano persone per affidare le loro anime al Curato d’Ars, sapendo che attraverso di lui avrebbero ricevuto la voce stessa dello Spirito Santo. Trascorreva 12 ore nel confessionale in inverno e 16 in estate. Bisognava prenotare con tre giorni di anticipo per confessarsi con lui.
Un giorno della vita del Santo Curato d’Ars
Com’era una giornata di ministero del Santo Curato d’Ars? Si alzava a mezzanotte. Faceva suonare la campana del campanile, apriva la chiesa e iniziava ad ascoltare i penitenti che di solito formavano una fila lunga un isolato. Confessava gli uomini fino alle 6 del mattino. Poi recitava il breviario e celebrava la messa alle 7. Il vescovo fece in modo che negli ultimi anni di vita del santo, alle 8 del mattino potesse bere una tazza di latte. Dalle 8 alle 11 confessava le donne. Alle 11 insegnava il catechismo a tutti i presenti. A mezzogiorno consumava un pranzo leggero, si lavava, si radeva e andava a visitare un istituto per giovani che sosteneva con le elemosine che riceveva. Dalle 13:30 alle 18:00 continuava a confessare. Era evidente il suo discernimento degli spiriti, poiché in molte occasioni “leggeva” i peccati sulla fronte dei penitenti, per dare loro la correzione e i consigli appropriati. Terminate le confessioni, leggeva un po’ e andava a letto.
Per 15 anni, dal 1830 al 1845, si calcola che ogni giorno arrivassero ad Ars 300 persone per confessarsi con il Santo. Si calcola anche che nell’ultimo anno della sua vita, 100 mila pellegrini visitarono Ars.
Il vescovo lo nominò canonico, ma lui non indossava i segni distintivi. Il governo lo decorò, ma lui non indossava la decorazione. Diceva con tono umoristico: «È il colmo: il governo che decora un codardo che ha disertato l’esercito…».
Morì il 4 agosto 1859. Ma il suo ricordo e il suo esempio dureranno per sempre.
Con informazioni di EWTN.
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