Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto;
13 SETTEMBRE 2021
SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA
San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore della Chiesa
Lc 7,1-10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Commento:
Fede grande quella del centurione, perché grande era l’umiltà.
***
Non si può capire l’entusiasmo di Gesù per la fede del centurione senza capire l’unione indissolubile di quella fede con la virtù dell’umiltà.
Umiltà è sostanzialmente verità: la verità su Dio e su noi stessi. Ed ecco che il centurione viveva nella verità e, quindi, era sommamente umile.
Capì lui la verità su Dio, perché ha temuto il suo potere. Come se dicesse: “se io che sono subalterno posso comandare e c’è chi mi obbedisce, figuriamoci Tu, Signore, che sei al di sopra di tutto e di tutti”. E pertanto ha colto, in qualche modo, il folgore della divinità di Gesù.
E su sé stesso ama mantenersi al suo posto: “non sono degno che tu entri sotto il mio tetto”. Conosceva di essere pagano, e quindi, indegno di avere a casa sua la presenza di qualcuno così puro e santo come Gesù.
Imitiamo il centurione! Siamo umili!
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