Unità, comunione, esemplarità, impegno pastorale: ciò che Leone chiede ai sacerdoti di Roma
Ieri il Sommo Pontefice ha ricevuto il clero della sua diocesi, dopo l’insediamento avvenuto a San Giovanni in Laterano.
Foto: Vatican News
Redazione (13/06/2025 08:42, Gaudium Press) Dopo aver preso possesso il 25 maggio della diocesi di Roma, di cui è titolare, Papa Leone XIV ha ricevuto ieri il clero di Roma, guidato dal cardinale vicario Baldassare Reina, al quale il Pontefice ha rivolto un ringraziamento all’inizio del saluto.
«Ho desiderato incontrarvi per conoscervi meglio e iniziare a camminare insieme a voi. Vi ringrazio per la vostra vita dedicata al servizio del Regno, per il vostro impegno quotidiano, per la generosità nell’esercizio del ministero, per tutto ciò che vivete in silenzio e che, a volte, è accompagnato da sofferenza o incomprensione. Voi svolgete servizi diversi, ma tutti sono preziosi agli occhi di Dio e nella realizzazione del suo piano “, ha detto Leone nel suo primo saluto.
Il Sommo Pontefice, in quello che è forse il segno più significativo di questo inizio di pontificato, ha sottolineato il tema dell’unità, integrato dal concetto di ”comunione”:
“La prima nota, che mi sta particolarmente a cuore, è quella dell’unità e della comunione. Nella preghiera cosiddetta ”sacerdotale”, come sappiamo, Gesù ha chiesto al Padre che i suoi discepoli fossero uno (cfr. Gv 17,20-23). Il Signore sa bene che solo uniti a Lui e uniti tra di noi possiamo portare frutto e dare al mondo una testimonianza credibile. La comunione presbiterale qui a Roma è favorita dal fatto che, per antica tradizione, siamo abituati a vivere insieme, sia nelle canoniche che nei collegi o in altre residenze. Il presbitero è chiamato ad essere l’uomo della comunione, perché è il primo a viverla e ad alimentarla continuamente. Sappiamo che questa comunione oggi è ostacolata da un clima culturale che favorisce l’isolamento o l’autoreferenzialità. Nessuno di noi è esente da queste insidie che minacciano la solidità della nostra vita spirituale e la forza del nostro ministero”.
Per questo impegno di unità e comunione ci sono anche “alcuni ostacoli, per così dire ‘interni’, che riguardano la vita ecclesiale della diocesi, le relazioni interpersonali e anche ciò che abita nel cuore, specialmente quel sentimento di stanchezza che deriva dal fatto che abbiamo vissuto particolari difficoltà, dal fatto che non ci siamo sentiti compresi e ascoltati, o per altri motivi. Vorrei aiutarvi, camminare con voi, affinché ciascuno possa trovare la serenità nel proprio ministero “, ha affermato il Papa.
Ma per raggiungere gli obiettivi prefissati, ”vi chiedo uno slancio alla fraternità sacerdotale, che ha le sue radici in una solida vita spirituale, nell’incontro con il Signore e nell’ascolto della sua Parola. Nutriti da questa linfa, siamo capaci di vivere relazioni di amicizia, gareggiando nella stima reciproca (cfr. Rm 12,10); sentiamo il bisogno dell’altro per crescere e alimentare la stessa tensione ecclesiale “.
Il Papa ha chiesto ai sacerdoti della diocesi di Roma un impegno comune per il piano pastorale di questa giurisdizione, che è locale ma ”anche universale”.
“La seconda nota che vorrei darvi è quella dell’esemplarità”, ha affermato Leone, esemplarità che si traduce in “trasparenza della vita, sulla base delle parole di San Paolo agli anziani di Efeso: ‘Voi sapete come ho vissuto’ (At 20, 18)”. L’esempio di vita darà credibilità. Per questo impegno, è importante ricordare l’amore dei primi momenti della propria vocazione.”
“Un‘ultima nota che vorrei darvi è quella di guardare alle sfide del nostro tempo in chiave profetica, cioè non ignorare i dolori della gente di oggi, dolori che sono presenti anche a Roma”, ha affermato il Pontefice.
“L’impegno pastorale, come quello dello studio, diventa per tutti una scuola per imparare a costruire il Regno di Dio nella complessa e stimolante storia di oggi. Negli ultimi tempi abbiamo avuto l’esempio di santi sacerdoti che hanno saputo coniugare la passione per la storia con l’annuncio del Vangelo, come Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani, profeti di pace e di giustizia. E qui a Roma abbiamo avuto don Luigi Di Liegro che, di fronte a tanta povertà, ha dato la vita per cercare vie di giustizia e promozione umana. Approfittiamo della forza di questi esempi per continuare a seminare semi di santità nella nostra città“, ha detto Leone.
Il Pontefice ha concluso il suo discorso assicurando la sua ”vicinanza, affetto e disponibilità a camminare” insieme ai suoi sacerdoti.
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