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Il demonio potrebbe entrare nella nostra vita in alcuni modi, scopriamo quali

Alcuni consigli di Papa Francesco ci mettono in guardia dall’azione del maligno nella nostra vita

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Rita Sberna (09.08.2020 10:00, Gaudium Press) Don Marcello Stanzione ha scritto un interessante libro per l’edizioni “Segno” dal titolo “Il diavolo, la tentazione e il peccato”. In queste pagine riporta dei consigli preziosi di Papa Francesco che ci avverte dalle insidie quotidiane nella nostra vita, da parte del nemico delle anime.

Il diavolo si traveste di angelo

In merito a ciò nel libro il sacerdote riporta l’omelia di Papa Francesco della domenica delle Palme, 24 marzo 2013: «Gesù è Dio ma si è abbassato a camminare con noi. È il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!»

E in questo momento «viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo!». Satana semina zizzania, ma noi seguiamo Gesù. «Noi – dice il Papa – accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù».

Il diavolo usa sempre l’astuzia

Don Marcello riporta nel suo libro una meditazione del Pontefice dell’11 ottobre 2013: «C’è da tener presente che il demonio è astuto: mai è scacciato via per sempre, soltanto l’ultimo giorno lo sarà». Perché quando «lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna; allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima», ecco perché è necessario vigilare.

«La sua strategia – avverte il pontefice – è questa: tu ti sei fatto cristiano, vai avanti nella tua fede, e io ti lascio, ti lascio tranquillo. Ma poi, quando ti sei abituato e non sei molto vigile e ti senti sicuro, io torno. (…) San Pietro lo diceva: è come un leone feroce che gira intorno a noi».

L’invidia e le chiacchiere sono degli hobby per il diavolo

Un’altra meditazione mattutina del Pontefice dell’11 aprile: “Anche noi, abbiamo una tentazione che cresce e contagia un altro. Basti pensare alle chiacchiere: se abbiamo «un po’ di invidia per quella persona o per l’altra», non la teniamo dentro ma finiamo per condividerla, parlandone male in giro. È così che la chiacchiera «cerca di crescere e contagia un altro e un altro ancora».

Proprio «questo è il meccanismo delle chiacchiere e tutti noi siamo stati tentati di fare chiacchiere». «Anche io sono stato tentato di chiacchiere. È una tentazione quotidiana», che «comincia così, soavemente, come il filo d’acqua». Ecco perché, bisogna stare «attenti quando nel nostro cuore sentiamo qualcosa che finirà per distruggere le persone, distruggere la fama, distruggere la nostra vita, portandoci alla mondanità, al peccato». Si deve stare «attenti perché se non fermiamo a tempo quel filo d’acqua, quando cresce e contagia sarà una marea tale che porterà a giustificarci del male».

«Tutti siamo tentati – ha affermato il Papa – perché la legge della nostra vita spirituale, della nostra santità non vuole che seguiamo Cristo». Certo, conclude Francesco, «qualcuno di voi forse, non so, può dire: ma padre, che antico è lei, parlare del diavolo nel secolo ventunesimo!».

«Guardate che il diavolo c’è! Il diavolo c’è anche nel secolo Ventunesimo. E non dobbiamo essere ingenui. Dobbiamo imparare dal Vangelo come fare la lotta contro di lui».

 

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