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Roccia della verità e pietra di inciampo

Pietro e i suoi successori non possono arrogarsi il diritto di fare della Chiesa ciò che vogliono, come se fosse ” loro “. Devono essere la roccia della verità in mezzo a tante pietre d’inciampo che cercano di scuoterla.

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Foto: Elia Campana/ Unsplash

Redazione (13/08/2023 16:36, Gaudium Press) Il Divino Maestro utilizzava un eccellente metodo di insegnamento. Attirava le folle con gesti e parole, smascherava con sapienza gli errori dei farisei ed evangelizzava attraverso parabole, sempre improntate a esempi tratti dalla vita quotidiana.

Un simbolismo ricorrente nei Vangeli è quello della pietra o della roccia, evocativo della solidità con cui, ad esempio, deve essere fondata una casa, pena la rovina dell’intera costruzione (cfr. Mt 7,24-27).

Cristo usa questa metafora anche per illustrare la missione del primo Pontefice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno mai contro di essa” (Mt 16,18). Come chiarisce Papa San Gregorio Magno in una lettera al vescovo Eulogio, questo passo indica che la Chiesa è stata istituita sulle fondamenta del Principe degli Apostoli, il cui nome “Pietro” si riferisce a “roccia”, in analogia alla fermezza con cui la sua anima doveva eccellere.

Nell’istituire il ministero petrino, Gesù usa l’espressione “mia” Chiesa proprio per sottolineare che essa è fondata sulla “pietra d’angolo” (At 4,11; Ef 2,20), cioè Cristo stesso. Pietro e i suoi successori non potevano quindi arrogarsi il diritto di fare della Chiesa ciò che volevano, come se fosse “loro”. Per questo motivo, sarebbero stati esortati a basare la loro condotta sulla vita e sugli insegnamenti del Redentore, altrimenti, avrebbero ricevuto il rimprovero del Signore: “Allontanati da me, Satana!  Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini.” (Mt 16,23).

È chiaro, inoltre, che tutta la forza della Chiesa deriva dal suo legame con l’Altissimo, in opposizione ai profani e agli infedeli. Così, le prime parole di Pietro e degli Apostoli rivolte al giudaismo erano un grido di rottura contro la mentalità secolarista e superata del Sinedrio: “Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29). Nella sua seconda lettera, Pietro aveva anche predetto che sarebbero apparsi falsi maestri, con eresie perniciose, dottrine dissolute e discorsi finti, per minare l’ortodossia (cfr. II Pt 2, 1-3).

A tutto questo si contrappone la missione petrina: essere la roccia della verità in mezzo a tante pietre d’inciampo che cercano di incrinare la Chiesa. Infatti, il martello dei regimi autocratici, i capricci della vana filosofia e il luccichio delle false dottrine hanno cercato, nel corso dei secoli, di indebolire e sfigurare questa roccia incrollabile. È noto, tuttavia, che il metodo più efficace impiegato dai figli delle tenebre contro l’edificio della Chiesa è l’attacco alle sue fondamenta, soprattutto quando colpisce i principi primi dell’intelligenza e della morale, impedendo all’uomo di discernere giustamente la verità dall’errore, il bene dal male.

Per questo motivo, i Principi della Chiesa, in quanto vertici di questa sacra roccia, devono essere speciali custodi della “sana dottrina” (1 Tm 1,10), “modelli del gregge” (1 Pt 5,3), provvedendo innanzitutto a edificare la propria casa (cfr. 1 Tm 3,4-5); altrimenti, come pietre d’inciampo, porteranno grande rovina (cfr. Mt 7,27) a se stessi e a innumerevoli anime.

Testo tratto dalla Rivista Araldi del Vangelo n. 236, agosto 2021. Editoriale.

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