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Significato della cerimonia del Giovedì Santo

Mentre fuori i malvagi ordivano la sua morte, nel Cenacolo il Salvatore istituiva il modo per perpetuare il suo Sacrificio e la sua presenza in mezzo a noi: il sacerdozio e l’Eucaristia

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Redazione (28/03/2024 17:02, Gaudium Press) “Gesù sapeva che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre; avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).

Nel Triduo Pasquale, la Santa Chiesa ci fa rivivere i momenti più sublimi della vita di Nostro Signore Gesù Cristo, i misteri più alti della nostra fede, la lotta più intensa tra la luce e le tenebre.

A volte è l’infinita effusione d’amore dell’Uomo-Dio che sembra inondare i nostri cuori, altre volte è l’odio sconvolgente della sinagoga che ci sorprende per la raffinatezza della sua malvagità. In entrambi i casi, il Salvatore appare fermo e risoluto nella lotta, dando ai membri del suo Corpo Mistico l’esempio, fino alla fine dei tempi, di come seguirlo in questa lotta.

Il Giovedì Santo, la Mistica Sposa di Cristo abbandona i paramenti viola indossati per tutta la Quaresima e riveste la sua Liturgia di solennità: il tempio è adornato di fiori e il suono armonioso delle campane risuona ancora una volta. Gioia e giubilo caratterizzano la Santa Messa, perché è in questa notte che il Divino Maestro ha istituito i Sacramenti che perpetuano la sua presenza tra gli uomini: la Santa Eucaristia e il Sacerdozio.

Attraverso l’Eucaristia, Dio si fa nostro cibo, si immola quotidianamente su ogni altare della terra e rimane con noi in questa valle di lacrime per combattere le sue battaglie accanto alla  Chiesa.

Attraverso il sacerdozio, Nostro Signore continua la sua azione santificatrice tra gli uomini, poiché i ministri distribuiscono i Sacramenti in Persona Christi e sono chiamati a essere, insieme ai fedeli, l’immagine viva di Colui che è Sacerdote, Altare e Vittima.

Tuttavia, la nebbia della tristezza scende sulla cerimonia di oggi, perché nel momento stesso in cui Nostro Signore istituisce il sacerdozio, riceve il più grande degli oltraggi e viene perpetrato il crimine più infame, il tradimento più vile, il peccato più orrendo: viene commesso il primo sacrilegio. E il suo autore è un sacerdote.

Nessuno può dare tanta gloria a Gesù Cristo quanto un sacerdote. Nessuno può fargli più male… Giuda, l’infame, è per sempre alla testa dell’orrendo corteo di coloro che, per 30 monete, vendono il loro sacerdozio e lo mettono al servizio di Satana.

La Chiesa ci porta oggi a vivere gli stessi sentimenti che sgorgarono dal Cuore di Gesù in quella notte di gioia e di tragedia. E ci invita a offrirgli l’amorevole riparazione di un cuore traboccante d’amore, offrendo la nostra risoluta e completa fedeltà, sull’esempio di Maria Santissima, come riparazione del tradimento.

Gloria in excelsis Deo

Il Gloria in excelsis Deo è l’espressione della gioia che nasce dall’unione tra Cielo e Terra, quando si contempla l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacramento dell’Ordine.

Il rintocco delle campane rappresenta la voce degli Angeli e dei Beati, che si fonde con il canto della Chiesa militante per esprimere insieme l’entusiasmo per la Meraviglia realizzata questa sera.

Da quel momento, però, non si sentiranno più né il Gloria né le campane, in segno di rispetto per gli atroci tormenti, le infami umiliazioni e gli assalti dell’odio diabolico, subiti dal Divino Redentore. Il suono armonioso delle campane sarà sostituito dal secco rumore  del sonaglino, che rappresenta le parole d’ordine del Sinedrio. Coloro che avevano la missione di essere gli araldi di Nostro Signore, durante la sua passione ,tacquero e fuggirono sgomenti, abbandonando l’Agnello Divino.

In questo modo, la Santa Chiesa ci esorta a non essere indifferenti alle sofferenze del Salvatore e ci rende partecipi degli stessi sentimenti che pervadono il cielo: la repulsione per il tradimento e le offese commesse contro Nostro Signore e la determinazione ad accompagnarlo in ogni momento, certi che questi passi dolorosi lo condurranno alla gloria e ci faranno ottenere definitivamente la vittoria contro il male, perché “ora il principe di questo mondo sarà scacciato”.

È in una notte segnata dal castigo che Dio ha istituito il sacrificio dell’Agnello pasquale. Mentre l’Angelo sterminatore abbatteva i primogeniti d’Egitto, Dio liberò il suo popolo dalla schiavitù e lo condusse, con una colonna di fuoco, verso la Terra Promessa.

Il rito della Pasqua è allo stesso tempo vendetta e compimento della Promessa, umiliazione per i nemici e vittoria per gli eletti! E l’agnello divenne, per tutti i tempi, il simbolo della rottura con il mondo e dell’alleanza con Dio.

È sempre alla vigilia della Pasqua che il Divino Agnello si immola, istituendo il Sacramento dell’Altare e stabilendo, con l’infusione del suo Sangue, l’alleanza eterna tra Dio e il vero popolo eletto, la Santa Chiesa Cattolica. E lo stesso Sacramento dell’Amore, che sostiene e conforta i buoni, è la sconfitta e la confusione dei persecutori della Sposa di Nostro Signore Gesù Cristo.

Nell’Eucaristia, il Corpo Mistico di Cristo riceve il “Thau”, il marchio del Sangue dell’Agnello che lo mantiene indenne dal passaggio dell’Angelo Sterminatore, lo separa dal mondo e lo conduce alla Terra Promessa.

Solenne traslazione del Santissimo Sacramento

Si avvicina l’ora solenne e tragica in cui Nostro Signore, lasciando il Cenacolo con i suoi discepoli, si dirige verso l’Orto degli Ulivi: inizia il cammino della sofferenza. Parla loro con immenso amore e dà loro gli ultimi consigli, ma presto il tradimento sarà consumato.

Il peccato di ingratitudine apre sempre nuovi abissi di male.

Quale gesto esprime tanto affetto, gentilezza e amore quanto un bacio? È con questa manifestazione di profonda intimità che Giuda ha tradito Nostro Signore. “Amico, Da dove vieni?” Amico! Ecco come l’Uomo-Dio lo considerava… “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?”.

Nel corso della storia, quante volte il Maestro divino sarebbe stato oltraggiato da coloro che aveva chiamato ad essere tra i suoi più intimi. Quante volte le labbra destinate all’adorazione più intensa, destinate a proclamare la sua grandezza, votate a riflettere la sua purezza divina e verginale, non sarebbero state fonte di orrore, di bassezza e di tradimento! Dal bacio di Giuda è nata una falsa chiesa, la stirpe del tradimento, la stirpe del cinismo le cui pseudo-dimostrazioni di affetto avrebbero sempre nascosto la perfida intenzione di crocifiggere nuovamente Gesù.

Spostando il Santissimo Sacramento all’Altare della Reposizione, la Chiesa cerca di rappresentare il viaggio compiuto da Nostro Signore Gesù Cristo, dall’Orto al palazzo di Caifa, per essere presentato al Sinedrio. Tuttavia, dando grandezza e onore a questo atto, ci esorta a riparare, con la nostra devozione e adorazione, alla fuga degli Apostoli, al tradimento di Giuda e agli oltraggi subiti dal Redentore.

Il Santissimo Sacramento sarà conservato per la comunione del giorno successivo, poiché dai tempi apostolici il Santo Sacrificio non è  celebrato il Venerdì Santo per esprimere il lutto per la dolorosa passione del Redentore.

Spogliazione dell’altare

Questo cerimoniale vuole significare la condizione di abbandono in cui gli apostoli e i discepoli lasciarono il Maestro divino quando fuggirono dall’Orto degli Ulivi, e la spogliazione del Redentore sul Calvario prima di essere inchiodato alla croce. Per questo l’altare – che rappresenta Gesù Cristo – viene spogliato da tutti gli ornamenti e gli oggetti liturgici, simboli del culto, delle virtù e delle opere buone dei Santi con cui Nostro Signore viene adornato e magnificato.

Dopo aver deposto il Santissimo Sacramento, il sacerdote si veste di paramenti viola, mostrando la costernazione di tutta la Chiesa, che esprimerà il suo lutto spogliando gli altari.

Come il Salvatore fu spogliato delle sue vesti e umiliato, così il Corpo Mistico di Cristo rimuove tutti gli ornamenti e gli oggetti liturgici dai suoi templi, lasciandoli nella più completa solitudine.

Ora, questa spogliazione è solo il riflesso di un’altra, molto più grave e profonda, a cui l’inferno sta cercando di sottoporre misticamente la Santa Chiesa cattolica. Privandola del suo splendore, nascondendo la bellezza della sua dottrina, consegnandola alle tenebre dell’empietà, i seguaci di Lucifero vogliono sfigurarla, dandole un aspetto opposto alla fisionomia divina con cui Nostro Signore Gesù Cristo l’ha adornata.

Questo atto liturgico inizia però con la recita del Salmo 21, i cui versi finali profetizzano la risurrezione del Divino Redentore.

In questo modo, la Chiesa ci insegna che, di fronte alla spogliazione di Cristo e del suo Corpo Mistico, deve nascere nei nostri cuori il supremo atto di fede nella sua vittoria e glorificazione!

 

L’indulgenza plenaria è concessa ai fedeli che si recano al Santissimo Sacramento per adorarlo per almeno mezz’ora, alle solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica, preghiere per le intenzioni del Sommo Pontefice ed esclusione di ogni affetto per il peccato, anche veniale).

 

 

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