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Cosa c’è dietro la persecuzione postuma di Giovanni Paolo II?

Le cause vanno oltre la Polonia. Quello che sembra un attacco mirato all’eredità di Giovanni Paolo II si inserisce in realtà in una strategia molto più ampia

529px San Giovanni Paolo II

Redazione (15/04/2023 13:34, Gaudium Press)  Lo scorso 2 aprile, migliaia di polacchi sono scesi in piazza nella loro capitale, Varsavia, per difendere la reputazione di uno dei loro cittadini più illustri. Si tratta di Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, morto in questa stessa data nel 2005. È stato accusato di recente di aver nascosto crimini di pedofilia quando era arcivescovo di Cracovia.

Wojtyla fu il leader dei cattolici di Cracovia dal 1964 al 1978, anno in cui fu eletto Papa. È stato il primo pontefice del XX secolo nato sul versante orientale della “cortina di ferro”, durante l’occupazione della Polonia da parte della Russia comunista.

Il Papa polacco morì a Roma all’età di 84 anni e fu canonizzato nel 2014, dopo un processo accelerato, su richiesta dei fedeli, che al suo funerale gridavano “santo subito”.

Per i polacchi, il pensiero di San Giovanni Paolo II ebbe un’influenza decisiva per la caduta del comunismo e sull’affermazione dell’identità nazionale polacca.

L’agenzia AFP riferisce che la “marcia nazionale per il Papa” ha riunito migliaia di cattolici che indossavano per l’occasione i costumi tradizionali e portavano bandiere bianco-gialle, i colori del Vaticano. Il motivo era quello di salvaguardare la reputazione dell’ex pontefice, dato che negli ultimi tre anni una campagna mediatica aveva tentato di infangare la sua eredità, accusandolo di aver protetto chierici pedofili e messo a tacere le vittime.

Per comprendere gli ultimi fatti

Negli ultimi mesi, due inchieste giornalistiche hanno nuovamente diffuso la voce che l’allora arcivescovo Wojtyla avesse protetto i preti pedofili. Da un lato, il giornalista olandese Ekke Overbeek, corrispondente internazionale per due giornali di Varsavia, ha pubblicato nel marzo di quest’anno un libro con numerose testimonianze di vittime di preti, che sarebbero state coperti da Karol Wojtyla.

Dall’altro, sui media televisivi, il documentarista Marcin Gutowski, produttore del canale privato TVN24, ha mandato in onda un filmato con testimonianze di sacerdoti di Cracovia che incolpavano Giovanni Paolo II.

Il documentario di TVN24 riportava le dichiarazioni di tre sacerdoti della diocesi che accusavano l’allora arcivescovo, di aver protetto i pedofili negli anni Settanta.

Il documentario aggiungeva dettagli su un sacerdote che era stato inviato in una parrocchia in Austria, con una lettera del futuro Papa, che  vi ometteva le accuse contro il sacerdote. Secondo le vittime ascoltate, Giovanni Paolo II era a conoscenza delle accuse e non aveva fatto nulla al riguardo. Avrebbe anche chiesto il silenzio di una di loro.

Oltre le testimonianze delle presunte vittime, sia il libro di Overbeek che il servizio di TVN24 riportavano dati storici sulla gestione di Wojtyla, raccolti dagli archivi dei servizi segreti della Russia comunista. Quest’ultimo elemento ha portato i cattolici e lo stesso governo polacco a mettere in dubbio la credibilità del documentario, dal momento che l’intento del Cremlino è sempre stato quello di diffamare la Chiesa cattolica polacca e di eliminare con essa, la sua opposizione al regime sovietico.

L’arcidiocesi di Cracovia nega con veemenza le accuse contro il suo ex arcivescovo e, a ragione, non ha permesso ai giornalisti di accedere ai suoi archivi riservati.

Il canale TVN24 ha una tradizione ben nota di diffamazione dei vescovi cattolici, essendo uno dei media che più sostiene l’ideologia gender e la legalizzazione dell’aborto. C’è da ricordare infatti che la Polonia è uno dei pochi Paesi europei che difende il diritto alla vita nella sua Costituzione e considera l’aborto un reato di omicidio.

Il contenuto di queste inchieste è ben lontano dal rappresentare uno sforzo autentico di dare voce alle vittime. Tutto lascia pensare, invece, che si inseriscano in un’ampia campagna contro la Chiesa, condotta dall’opposizione, al presidente Duda e al partito conservatore PIS.

La Polonia non è un caso isolato

Quello che sembra un attacco mirato verso l’eredità spirituale di Giovanni Paolo II, si inserisce in realtà in una strategia molto più ampia, condotta da gruppi mediatici liberali, ONG e soggetti politici, che utilizzano i casi di pedofilia per destabilizzare l’autorità della Chiesa cattolica.

In Francia, ad esempio, una ricerca indipendente ha reso note cifre allarmanti sui crimini di pedofilia commessi da parte del clero . Secondo il documento, divenuto noto come “rapporto Sauvé”, circa 3.200 sacerdoti avrebbero commesso abusi sessuali, per un totale di 260.000 vittime tra il 1950 e il 2021. Se poi si aggiungono gli abusi commessi da laici che lavorano in ambienti cattolici, il numero sale a 330.000. Sempre secondo l’inchiesta condotta da Jean Marc Sauvé, la Chiesa “occupa il terzo posto per quanto riguarda gli abusi sui minori in Francia”. I dati hanno scatenato l’indignazione dei fedeli francesi, che hanno chiesto pene più severe per gli abusatori.

In seguito all’enorme risonanza mediatica di tale rapporto, le arcidiocesi francesi dovranno affrontare un processo di risarcimento delle vittime, e sarà necessario vendere delle proprietà per pagare i costi, con grandi perdite finanziarie. Il danno alla reputazione della gerarchia sarà comunque irreparabile.

Ma la Francia non è un caso isolato. Un rapporto indipendente effettuato nel 2018 in Germania, ha rivelato che 3.677 giovani e bambini sarebbero stati vittime di abusi sessuali da parte di religiosi, appartenenti al clero e al laicato cattolico tra il 1946 e il 2014.

Tali risultati hanno dato vita a una campagna aggressiva volta a rimuovere l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer Maria Woelki, e a ottenere le dimissioni dell’arcivescovo di Monaco, il cardinale Reinhardt Marx.  Ma Woelki non è mai stato rimosso e le dimissioni di Marx sono state respinte da Papa Francesco che lo ha incoraggiato a continuare il suo ministero. Lo stesso Papa emerito Benedetto XVI, morto nel dicembre 2022, era stato accusato di aver coperto i preti pedofili e morì sostenendo la propria innocenza.

Presumibilmente, la lotta contro i casi di abuso in Germania ha dato origine al cosiddetto Cammino Sinodale Tedesco (Der Synodale Weg), un’assemblea composta da laici e vescovi che attualmente predica cambiamenti radicali nella dottrina della Chiesa su matrimonio, omosessualità e liturgia. Il Cammino Sinodale Tedesco vuole anche istituire un’assemblea sinodale laica per vigilare sul lavoro dei vescovi. Nonostante il veto del Vaticano, i vescovi tedeschi sono determinati a portare avanti tali misure e a renderle vincolanti. Purtroppo, la risposta agli abusi da parte della Chiesa in Germania, sta portando la Chiesa sull’orlo di uno scisma.

Lo stesso processo si sta verificando in Portogallo, prossima meta di Papa Francesco quando parteciperà alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona il prossimo agosto.

Un rapporto indipendente ha rivelato che un centinaio di sacerdoti  ancora attivi potrebbero aver abusato di giovani. Con lo slogan “Dare voce al silenzio”, una commissione, anch’essa indipendente, ha analizzato più di 500 casi che indicano un numero di almeno 4.815 vittime.

Dopo aver subito pressioni, i vescovi portoghesi hanno deciso di rimuovere preventivamente i chierici accusati di abusi, anche a fronte di segnalazioni anonime. Le testimonianze si riferiscono a casi avvenuti tra il 1950 e il 2022 e la maggior parte dei chierici citati sono ormai deceduti. Poco si è detto dei sacerdoti che sono già stati puniti civilmente e canonicamente. Né si è parlato dell’opera di accoglienza delle vittime da parte delle diocesi portoghesi.

Anche in altri Paesi, come il Cile, il Canada, gli Stati Uniti, l’Irlanda e l’Australia, i vescovi cattolici hanno condotto indagini indipendenti che hanno avuto ampia eco, con grave danno per l’immagine della Chiesa. In Europa, finora, gli episcopati di Spagna e Italia sono stati gli unici a non volersi sottoporre a un’indagine indipendente sui crimini di pedofilia commessi dal loro clero e dagli agenti pastorali laici.

La strategia dei media laici è sempre la stessa: utilizzare dati allarmanti, riportare il dolore delle vittime e additare la negligenza di uno o più vescovi per generare un clima di orrore. In effetti, i servizi giornalistici nei Paesi citati seguono sempre questo schema. E più è importante il vescovo accusato, più i telegiornali dedicano spazi di prima serata all’episodio. In questo senso, i casi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono stati i più emblematici, poiché entrambi sono morti accusati di negligenza nei loro Paesi d’origine.

Papa Francesco, da parte sua, ha fatto della lotta alla pedofilia una priorità di governo. Ha creato una commissione vaticana per la tutela dei minori (attualmente guidata dall’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean O’Malley) e nel 2018 aveva convocato i vescovi di tutto il mondo per un importante incontro in Vaticano, per affrontare la questione degli abusi sessuali del clero. Francesco ha anche incontrato le vittime del clero durante alcuni dei suoi viaggi e nello stesso Vaticano.

Tuttavia, i media non hanno risparmiato l’attuale pontefice dalle critiche. Dopo le accuse dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganó, secondo cui Francesco avrebbe coperto l’allora arcivescovo di Washington, il cardinale Theodore McCarrick, i media non hanno smesso di accusare il Papa di negligenza.

Il pontefice ha poi tolto a McCarrick il titolo cardinalizio dopo che era stato dimostrato che l’ex arcivescovo della capitale statunitense aveva abusato di alcuni seminaristi.

Nel caso del Cile, Francesco ha destituito l’intero episcopato a causa della posizione dei vescovi di fronte ai casi di pedofilia. Eppure i media non smettono di accusarlo di trattare con troppa delicatezza i sacerdoti che hanno commesso abusi.

Conclusioni

Non si può nascondere che la pedofilia sia un vero flagello nella Chiesa di oggi. Esiste e deve essere affrontata. Tuttavia, non bisogna dimenticare che i media hanno una particolare predilezione per i casi di abuso tra gli  appartenenti al clero, riportando con minore intensità gli abusi commessi da medici, allenatori e insegnanti. Inoltre, il fatto che una commissione sia indipendente non ne garantisce di fatto la sua oggettività.

Vale la pena notare che i numeri delle vittime sono calcolati su base esponenziale e non attraverso un’analisi caso per caso. Nel caso del Portogallo e della Francia, ad esempio, bastava che una vittima dicesse che un religioso aveva abusato di altri 100 giovani perché questa cifra venisse conteggiata nel numero totale delle vittime. I media dicono poco o nulla sui metodi di queste indagini, lasciando, in tal modo, poco spazio alla difesa della Chiesa.

Il caso recente del Dalai Lama, ripreso dalla telecamera mentre abusava di un giovane, è emblematico nel rivelare i pregiudizi dei media.

Mentre le indagini contro i capi cattolici sono state pubblicate immediatamente e hanno fatto notizia per diversi giorni, l’abuso del leader buddista ha avuto scarso impatto ed è rapidamente scomparso dai media. Alcuni di questi, noti per aver denunciato la pedofilia nella Chiesa, hanno addirittura difeso il monaco tibetano, minimizzando l’atto come uno scherzo.

Pertanto il tentativo di distruggere la reputazione di Giovanni Paolo II o di Benedetto XVI fa parte di una campagna globale per screditare la Chiesa. E nonostante la simpatia della stampa per Papa Francesco, si sa che non uscirà indenne dai “colpi” dei media. Molto probabilmente i pontefici, anche dopo la loro morte, continueranno a fare notizia come negligenti.

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