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Il Cardinale Pell, in carcere ha perdonato i suoi accusatori grazie alla fede

Il Cardinale Pell ha raccontato i suoi 13 mesi di detenzione in un libro “Diario di prigionia” in cui condivide la sua sofferenza vissuta unita a Gesù.

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Rita Sberna (15.06.2021 10:16, Gaudium Press) Da quattordici mesi il cardinale George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia è tornato ad essere un uomo libero, e l’8 giugno in Australia, ha potuto festeggiare (nel suo paese) il suo ottantesimo compleanno.

In Italia è uscito il suo libro “Diario di Prigionia” edizioni Cantagalli, un libro che in 400 pagine raccoglie appunti quotidiani redatti dal cardinale, dal 27 febbraio al 13 luglio 2019, mentre si trovava in carcere a Melbourne con l’accusa di abuso sessuale su minori da cui sarà poi completamente scagionato da una sentenza dell’Alta Corte solo nell’aprile 2020.

Il cardinale Pell nel marzo 2019, era stato condannato a 6 anni di carcere, lo stesso Pell si è sempre ritenuto innocente ritenendo l’accusa nei suoi confronti un crimine orribile e intollerabile.

La sentenza di proscioglimento era stata accolta con soddisfazione da parte della Santa Sede che in un comunicato aveva affermato di avere avuto sempre fiducia nella giustizia australiana.

Il 12 ottobre scorso, il cardinale Pell ha anche incontrato Papa Francesco in Vaticano che lo ha ringraziato per la sua testimonianza.

Il cardinale Pell A Vatican News ha dichiarato che non avrebbe mai immaginato nella sua vita di dover fare l’esperienza del carcere, ed ha raccontato che ha deciso di scrivere un diario, in carcere, per essere utile a chi sta vivendo la sua stessa sofferenza carceraria e anche perché scrivere in carcere risulta terapeutico.

La fede e la preghiera sono state fondamentali

Al giornalista Fabio Colagrande ha dichiarato: “la fede e la preghiera sono state fondamentali, mi hanno aiutato a cambiare completamente la prospettiva di quei giorni di detenzione. Io oggi dico a tutti, usando un’espressione inglese, che in carcere ho avuto la conferma che il “package” cristiano funziona. La mia esperienza dimostra quanto ci aiutano gli insegnamenti della Chiesa, quanto aiuta pregare, cercare la grazia di Dio. Soprattutto quando si capisce che si possono vivere le proprie sofferenze personali in funzione di un bene più grande, si può associare la nostra sofferenza a quella di Gesù. Come cristiani noi sappiamo infatti che siamo stati redenti dalla passione e dalla morte del Figlio di Dio. Vivere questo insegnamento sul valore della sofferenza cambia davvero tutto, quando ci si trova in una situazione come la mia.”

Perdonava, benediva e pregava per i suoi accusatori

Questo è ciò che ogni giorno Pell faceva dalla sua cella, durante tutti i 13 mesi di carcere ed ha anche confidato a Vatican News: “Devo ammettere che qualche volta è stato difficile. Ma una volta presa la decisione di perdonare tutto è venuto poi di conseguenza. Per me poi non era così difficile perdonare la persona che mi ha accusato. Sapevo che era una persona che aveva sofferto e che si trovava in grande confusione e chissà cos’altro… “

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