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Il segreto del successo del metodo educativo di Don Bosco: il “metodo preventivo”

Oggi, mentre la Chiesa commemora Don Bosco, ricordiamo le meraviglie compiute per la formazione dei giovani da questo colosso dell’educazione.

 

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Redazione (31/01/2023 14:21, Gaudium Press) Educare non è solo un’arte. È diventata una sfida, dato che è sempre più difficile guidare i giovani in una direzione contraria alla mentalità dominante. San Giovanni Bosco aveva trovato la chiave che apre l’anima dei giovani all’influenza del bene.

Mantenere la disciplina in una classe di adolescenti è una difficoltà che, con alcune varianti, sembra antica quanto la civiltà stessa. I maestri di Sant’Agostino potrebbero dare una testimonianza preziosa a questo proposito. In altri tempi, i metodi utilizzati erano molto più diretti di quelli attuali e davano risultati immediati, proporzionati all’energia e alla forza della personalità dell’insegnante. Ma il problema di fondo rimane lo stesso, oggi come ieri.

Il buon educatore deve saper plasmare la personalità dei suoi allievi, correggere i loro difetti, stimolare le loro qualità e far amare loro i principi che guideranno la loro vita. In un buon percorso educativo, la formazione religiosa deve occupare un posto preminente, perché senza l’amore di Dio e l’aiuto della grazia, nessuno può vincere le cattive inclinazioni e praticare la virtù in modo duraturo.

Dalla teoria alla pratica…

Tutto questo è molto semplice in teoria….

Ma come fare?  Con i giovani, sempre desiderosi di novità, che si allontanavano dalla religione e si perdevano, Don Bosco fece il “miracolo”.

Tentativi di scoprire il segreto del metodo preventivo

I risultati ottenuti dal fondatore dei Salesiani furono così sorprendenti che molti suoi contemporanei cercarono insistentemente di carpirgli il “segreto” del suo successo.

Questa era l’intenzione del rettore del seminario maggiore di Montpellier, quando inviò una lettera a Don Bosco chiedendogli quale fosse il segreto della pedagogia da lui utilizzata. Immaginate la sua sorpresa quando ricevette la seguente risposta: “Ottengo tutto ciò che voglio dai miei figli grazie al timore di Dio instillato nei loro cuori”.

Non soddisfatto, il rettore inviò una seconda lettera, ma il Santo non sapeva come rispondere perché non aveva mai fatto uno studio particolare su tale metodo. Il libro da cui traeva i suoi insegnamenti era la sua stessa vita.

La fiducia: lo strumento del buon educatore

Discutendo dello stesso argomento a Roma con il Cardinale Tosti una mattina del 1858, San Giovanni Bosco gli disse: “Guardi, Eminenza, è impossibile educare bene i giovani se non si conquista la loro fiducia”. Poi, per dargli un esempio concreto, lo invitò ad accompagnarlo in Piazza del Popolo, dove avrebbero trovato facilmente gruppi di giovani che suonavano e dove lui avrebbe potuto dimostrare l’efficacia del suo metodo. Ma quando scese dalla carrozza, il gruppo di ragazzi che giocava nella piazza scappò via. Probabilmente pensavano che questo sacerdote avrebbe fatto loro una piccolo predica o li avrebbe rimproverati per qualche colpa.

Il cardinale rimase all’interno del veicolo ad osservare la scena, divertito, pensando che questo primo fallimento avrebbe fatto desistere Don Bosco dalla prova.

Ma lui non si lasciò scoraggiare e in pochi minuti, con la sua vivacità e la sua irresistibile gentilezza, aveva radunato intorno a sé una piccola folla di ragazzi, divertiti dai suoi giochi ed entusiasti della sua bontà.

Quando fu il momento di andar via, formarono due file davanti all’auto per applaudire il sacerdote sorridente al suo passaggio. Il Cardinale stentava a credere ai suoi occhi…

Evitare il peccato: l’essenza del metodo preventivo

In fondo, come faceva Don Bosco a conquistare i giovani? Il suo primo obiettivo era quello di evitare ogni tipo di peccato, usando per loro una grande vigilanza accompagnata da un’amorevole sollecitudine.

Tale attenzione non era fatta in modo opprimente e gelido, ma in modo paterno e affettuoso. Questa tattica per guidare i giovani fu battezzata dal Santo educatore come “metodo preventivo”, in contrapposizione a un altro metodo allora in voga, chiamato “metodo repressivo” e basato esclusivamente sulla punizione.

Questo esemplare educatore di giovani non ha mai perso un’occasione per fermare il progredire del male. Anche a ricreazione, il suo occhio attento scopriva subito il punto in cui c’era il litigio o da dove provenivano le parole riprovevoli, e senza indugio rimediava alla confusione con abile giovialità, perché, come testimoniano i suoi alunni, era l’anima del divertimento. Non di rado sfidava tutti i bambini, tutti insieme, a una gara di corsa.

Quindi si arrotolava la tonaca, contava fino a tre e si lasciava alle spalle la folla dei giovani. Don Bosco arrivava sempre primo. Aveva già 53 anni e la sua agilità stupiva ancora gli spettatori, perché non perdeva mai una gara con gli allievi dell’oratorio.

Dolcezza nel rimprovero

 

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San Giovanni Bosco non applicò mai punizioni corporali, convinto che ciò avrebbe solo agitato i cuori e chiuso l’anima dei giovani ai sani consigli. Il modo in cui rimproverava era una parola fredda, uno sguardo triste, una mano sfuggente o qualsiasi altro segno discreto di dispiacere per qualche colpa commessa. I risultati hanno dimostrato che si tratta di una forma di correzione estremamente effica

Una sera, dopo le preghiere, Don Bosco voleva dire qualche parola gentile ai bambini prima di andare a letto, ma il frastuono era così grande che non riuscì a imporre il silenzio. Dopo aver atteso qualche minuto, disse loro: “Non sono contento di voi! Andate a dormire. Stasera non vi dirò nulla”.

Da quel giorno, la campanella non fu più necessaria per far tacere i ragazzi. Un dubbio potrebbe sorgere contro questo metodo. Questa vigilanza per evitare il peccato non finisce per togliere la libertà al giovane? La natura umana è fatta per l’equilibrio: né per soffocare la libertà, né tanto meno per permettere l’ indisciplina assoluta. San Giovanni Bosco è stato ammirevole nel trovare questo equilibrio.

Nonostante la vivacità e l’affetto nei suoi rapporti con i giovani, essi mantennero sempre un atteggiamento di rispetto e ammirazione per il loro maestro

La gioia, una spezia indispensabile

L’atmosfera che si respirava nella sala da pranzo dell’Oratorio era una dimostrazione di questo rapporto armonioso come quando Don Bosco si attardava un po’ di più a finire il suo pasto perchè era arrivato in ritardo. Non appena gli altri superiori se ne andavano, una nuvola di giovani si precipitava ad occupare l’intera stanza senza lasciare alcuno spazio vuoto. Quanto fu sorpreso ed emozionato Don Bosco nel vedere queste testoline emergere dal basso, con l’unico scopo di essere più vicine al loro padre.

Occasioni come questa erano un’ottima opportunità per fare del bene. Il fervente sacerdote coglieva allora l’occasione per raccontare una storia, dare qualche buon consiglio, fare domande, finché la campana segnalava l’ora della preghiera serale, cioè la fine di questo gioioso momento insieme.

Come si vede, la gioia ha avuto un ruolo importante nel metodo educativo di Don Bosco. Con essa, il Santo mirava ad alleggerire la vita e a predisporre i bambini ad aprire le loro anime alla sua influenza e verso il  soprannaturale.

Uno dei mezzi utilizzati era costituito da giochi e divertimenti a cui l’educatore stesso partecipava. In una di queste ricreazioni, mise tutti i bambini in fila e consigliò loro: “Attenzione! Fate tutto quello che faccio io. Chi non mi segue, è fuori gioco”.

Poi iniziò la sua corsa, correndo con le braccia per aria, facendo gesti spettacolari, battendo le mani, saltando su una gamba sola, minacciando di fermarsi davanti ad un albero e poi riprendendo la corsa. In questo modo aveva intrattenuto e creato un’atmosfera gioiosa per i giovani.

Con tali risorse, e soprattutto con la grazia divina, San Giovanni Bosco riuscì a far loro amare Dio con gioia. La musica era uno strumento prezioso per ottenere questo effetto, al punto da  fargli dire che una casa senza musica è come un corpo senza anima.

Frequenza ai sacramenti e devozione a Maria

La perseveranza è possibile solo con sacramenti frequenti e un’ardente devozione alla Beata Vergine.

 

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Nella confessione, Don Bosco pacificava le coscienze, infondeva fiducia nelle anime e conduceva i suoi giovani penitenti a Dio. Huysmans, uno scrittore cattolico del XIX secolo, dà una bella descrizione di queste confessioni: “Il nostro Santo, con la gentilezza di un vecchio prete di paese nel volto, tirò verso di sé il bambino che aveva terminato l’esame di coscienza e, gli mise il braccio sinistro intorno  al collo e fece in modo che il piccolo penitente appoggiasse la testa sul suo cuore. Non era più il giudice. Era il padre che aiutava i figli nella confessione, spesso dolorosa, delle più piccole colpe.

Attraverso la comunione frequente, San Giovanni Bosco voleva fortificare le anime dei giovani contro gli assalti dell’inferno. Secondo lui, la Prima Comunione doveva essere fatta il più presto possibile: “Quando un bambino sa distinguere tra il pane comune e il pane eucaristico, quando è sufficientemente istruito, non c’è bisogno di guardare all’età. Che il Re del cielo venga subito a regnare in quell’anima!”.

Seguendo il saggio consiglio della madre, Don Bosco fece della devozione a Maria Santissima, sotto la bella invocazione di Maria Ausiliatrice, un pilastro della spiritualità salesiana. “Se diventerai sacerdote – gli ripeteva affettuosamente mamma Margherita – diffondi senza sosta la devozione alla Beata Vergine”.

Metodo preventivo e grazia divina

In realtà, il metodo preventivo di Don Bosco è un modo per preparare i giovani a essere flessibili all’azione della grazia divina, adatto anche per le nuove generazioni e pienamente attuale.

È questa la vera ragione del sorprendente successo di questo grande educatore che ha segnato la sua epoca, fino ai giorni nostri, con il suo metodo innovativo trasmesso ai suoi seguaci, i sacerdoti salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice.

(Tratto, con adattamenti, da Revista Arautos do Evangelho, gennaio 2007, n. 61, pp. 22-25)

 

 

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