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Il Vangelo si fa cultura e civiltà attraverso San Benedetto e i suoi figli

San Benedetto e la sua opera, tutti i rami benedettini, facevano sì che lo spirito del Vangelo permeasse le società. La civiltà cristiana è nata dal cuore di San Benedetto.

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Un angelo mostra a San Benedetto il sito del primo monastero – Museo Carnavalet, Parigi

Redazione (21/03/2023 21:29, Gaudium Press) L’ingresso di Paolo nella comunità dette l’impulso verso il carattere universale della Chiesa. Investito da un carisma speciale per portare la buona novella del Vangelo alle nazioni pagane, egli estese i confini della Chiesa, come egli stesso testimonia: “Videro che l’evangelizzazione degli incirconcisi era stata affidata a me, come quella dei circoncisi a Pietro (perché colui la cui azione fece di Pietro l’apostolo dei circoncisi, fece di me anche l’apostolo dei pagani)” (Gl 2,7-8).

Allo stesso modo lo Spirito ispirava martiri e vergini, monaci e missionari, dottori e confessori della fede. Nel III secolo apparve il monachesimo, con Sant’Antonio Abate e San Basilio. Nel V secolo lo Spirito Santo suscitò il grande Sant’Agostino. Più tardi, il patriarca San Benedetto diede vita a uno dei più grandi movimenti di spiritualità dell’era cristiana, una vera e propria ventata di rinnovamento che raggiunse l’Occidente.

Da questa fonte è nata la Civiltà Cristiana.

L’essenza dell’opera di Benedetto da Norcia consisteva nel trasformare una società divisa da rivolte, crisi e guerre, per condurla a divenire a poco a poco, l’era “in cui la filosofia del Vangelo governava gli Stati”.

Dopo le invasioni barbariche, ad eccezione del fiorente impero visigoto, rimasero solo le ’luci’ di quelli che si rifugiarono nella brillante costellazione dei monasteri sparsi in Francia e nei Paesi del Nord, soprattutto nella remota Irlanda. I monaci furono i trasmettitori del sapere antico per i secoli a venire.

Nel VI secolo il monachesimo con San Gregorio Magno si arricchì di un carattere missionario, incorporando i popoli germanici nella Chiesa e gettando le basi dell’Europa cristiana. Così afferma Colombás:

Gli antichi monasteri, anche quelli solitari indipendenti, svilupparono, per forza di cose, un’ampia attività apostolica, in genere né sacramentale né ministeriale, ma puramente spirituale. I monaci, cioè, non agivano come chierici ma come “uomini di Dio”, la cui spiritualità permeava le persone e le società. Erano spinti dal desiderio di conquistare le anime, e non dalla volontà dei vescovi.

Nel IX secolo i monaci Cirillo e Metodio portarono la parola del Vangelo nel mondo slavo e nel X secolo la riforma monastica di Cluny, iniziata dall’abate San Bernone e proseguita con successo dai suoi quattro successori, tra i quali spicca Sant’Odilone, diede origine al movimento devozionale e rinnovatore che plasmò definitivamente l’idea di Europa e dal cui dinamismo, nell’XI secolo, nacquero San Gregorio VII e la cosiddetta riforma gregoriana.

Il vero vantaggio di Cluny (ordine benedettino) deriva infatti dall’aver avuto alla sua guida, soprattutto nei primi cento anni, uomini di eccezionale temperamento, cultura, intuizione organizzativa e politica e, soprattutto, dotati di un grande carisma spirituale.

Si può dire che lo splendore di quel periodo fosse in gran parte dovuto all’influenza benefica che scaturiva dai chiostri. I grandi voli dell’ordine temporale affondavano le loro radici in questi movimenti di grazia all’interno della Chiesa, perché la loro missione non si limitava ad operare per la santificazione dei loro membri, ma si estendeva al resto della società, cercando di sacralizzarla, cioè di far sì che tutta la cultura della società fosse cristiana.

È impossibile chiudere gli occhi davanti all’azione caritativa che i monaci svolsero universalmente, non solo nei monasteri dell’Occidente, ma anche nelle corti dei re e dei papi, nei palazzi dei vescovi e nei castelli dei nobili. Essi mettono ancora oggi, ovunque il lievito evangelico che, prima o poi, fermenta e produce frutti di santità, di spiritualità, di riforma dei costumi (cfr. LLORCA et al. 2003, p. 243).

 

(Articolo di mons. João S. Clá Dias, EP, con adattamenti)

 

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