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La Polonia e l’Ungheria dicono NO agli attivisti Lgbt: “che restino fuori dalle scuole”

L’Unione Europea si è beccata un bel NO da parte della Polonia e dell’Ungheria, due paesi coraggiosi!

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Rita Sberna (14.10.2021 08:21, Gaudium Press) L’Ungheria e la Polonia non c’hanno pensato due volte a dire NO alle conclusioni del Consiglio della Giustizia europeo, relative alla strategia della Commissione sui diritti dell’infanzia: “Continueremo a resistere alla pressione della lobby Lgbtq”, questo è ciò che ha detto il ministro della Giustizia ungherese Judit Varga.

Tutto questo perché “alcuni Stati hanno insistito strenuamente affinché gli attivisti Lgbt fossero ammessi nelle nostre scuole” riferisce Judit Varga.

E’ proprio per quest’atteggiamento che da diverso tempo Bruxelles ha preso come bersaglio Budapest e Varsavia, accusate di macchiarsi di azioni e iniziative discriminatorie nei confronti della comunità arcobaleno.

Ma le ragioni dell’Ungheria e della Polonia non lasciano scanso ad equivoci, sono molto chiare e si possono leggere in un post dello stesso Varga: “La lotta alla violenza sui minori o alla prostituzione minorile, o anche la garanzia dei diritti dei bambini con bisogni educativi speciali o disabilità o ancora, il rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione, sono per loro meno importanti che garantire diritti extra alla lobby Lgbt”.

Questi due paesi per il loro coraggio sono stati subito “puniti” perché dopo la loro decisione e il loro dissenso gli è arrivato l’avviso del congelamento dei fondi del Recovery fund; di conseguenza sia la Polonia che l’Ungheria sono state costrette a rinunciare a tali dichiarazioni per non perdere il denaro.

Bruxelles ricatta l’Ungheria e la Polonia

Nonostante i ricatti, l’Ungheria e la Polonia non cedono, Varga infatti dichiara: “Il governo resta impegnato a garantire un elevato livello di protezione dei diritti dei bambini. Non lasceremo mai che attivisti Lgbt entrino nelle nostre scuole”.

Lo scorso luglio, l’Ungheria aveva già ricevuto l’anatema della Commissione UE per la legge, approvata dal parlamento ungherese, che vieta la promozione – in qualsiasi forma –  dell’omosessualità e della transessualità ai minori di 18 anni.

Tale divieto esclude la promozione anche attraverso i programmi educativi o pubblicità Lgbt, i libri, gli spettacoli, le serie tv che normalizzano l’omosessualità o il transgenderismo e saranno, appunto, “vietate ai minori”.

Possiamo dire che la Polonia e l’Ungheria sono un esempio che dovrebbe seguire anche l’Italia … ma questa è un’altra storia!

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