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Rupnik incardinato nella diocesi slovena di Capodistria e la mail della Pontificia Commissione alle vittime degli abusi

Padre Rupnik è stato oggetto di numerose accuse, come quella di aver abusato di una ventina di religiose ed ex religiose della comunità di Loyola.

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Redazione (27/10/2023 15:38, Gaudium Press) In un comunicato, il vicario generale della diocesi di Capodistria, in Slovenia, ha dichiarato che il vescovo locale ha accolto la richiesta di Rupnik di essere accolto nella diocesi sulla base del “decreto di dimissione dall’Ordine dei Gesuiti” e “del fatto che non è stata emessa alcuna sentenza giudiziaria contro di lui”. Finché Rupnik non subirà alcuna condanna, “godrà di tutti i diritti e doveri di un sacerdote diocesano”.

Con l’incardinazione, quindi, l’ex gesuita p. Marko Rupnik entra a far parte del clero della diocesi di Capodistria e può tornare a esercitare i ministeri sacerdotali.

Questa notizia sta suscitando però molte polemiche. Negli ultimi mesi, Rupnik è stato oggetto di numerose accuse, come quella di aver abusato di alcune religiose della comunità di Loyola.

Infatti, le vittime di Rupnik (una professoressa di psicologia a Braga, una dottoressa in teologia, una laureata in teologia, un’altra laureata in filosofia e una dottoressa in diritto canonico) avevano diffuso il 19 settembre una lettera in risposta a una pubblicazione del Vicariato di Roma e all’udienza concessa dal Papa al direttore di un centro fondato da Rupnik, che molti avevano visto come una difesa dell’ex gesuita.

La lettera, intitolata “Rupnik scagionato, le vittime censurate e ridicolizzate”, sottolinea che “in questi due eventi, che non sono casuali, anche nella loro successione temporale, riconosciamo che la Chiesa non si preoccupa delle vittime e di coloro che chiedono giustizia; e che la ‘tolleranza zero degli abusi nella Chiesa’ non è stata altro che una campagna pubblicitaria, a cui invece sono seguite azioni spesso nascoste, che, al contrario, hanno sostenuto e coperto gli abusatori”.

Nella lettera si legge anche che “le vittime sono state quindi criticate per non essere state discrete, ma per aver esternato qualcosa di ripugnante: il loro dolore, la manipolazione di coloro che le hanno invischiate nel nome di Cristo, dell’amore spirituale, della Trinità. Hanno esposto il loro dolore perché la manipolazione e l’abuso hanno ferito per sempre la loro dignità. Tutto ciò che hanno ricevuto e continuano a ricevere è il silenzio”.

Ieri, intanto, è stata pubblicata sul sito de Il Sismografo una mail dell’8 ottobre della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori (“e delle Persone Vulnerabili” è stato aggiunto), firmata da Patricia Espinosa Hernández, indirizzata da lei  a tutte le vittime del sacerdote, in cui si afferma che si “cerca di rivedere i processi e le azioni che sono state condotte nel vostro caso specifico, per identificare come tutto ciò possa aver influito sulla legittimità della vostra denuncia, sui vostri diritti e sul sostegno e l’accompagnamento che non vi è stato dato”.

“È importante chiarire che il nostro lavoro si concentrerà esclusivamente sulla revisione della qualità, dell’efficacia e dell’efficienza dell’assistenza fornita alle vittime (psicologica, medica, spirituale, pastorale, legale), così come delle procedure canonicamente stabilite durante tutto il processo. Pertanto, non abbiamo alcuna competenza per modificare la sentenza attuale, né per intervenire nelle decisioni prese dal tribunale e dagli organi corrispondenti”, si legge nella lettera.

“Lo scopo di questa revisione”, si legge nell’e-mail di Espinosa, “è quello di garantire che le procedure di assistenza alle vittime siano eque, trasparenti e adeguate a fornire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti coloro che sono stati colpiti da abusi nelle loro varie forme, compresi quelli sessuali, e che, confidando nella Chiesa, si sono fatti avanti per denunciare la loro terribile esperienza. Sappiamo che ci sono molti casi come il vostro, di abuso di potere, abuso di coscienza e abuso sessuale, all’interno della Chiesa ed è per questo che è essenziale rivedere ciò che viene fatto attualmente e confrontarlo con i protocolli e le procedure esistenti, al fine di identificare i punti deboli e proporre raccomandazioni appropriate per futuri casi simili, cercando di migliorare il sistema nel suo complesso”.

Espinosa precisa che l’intera revisione sarà condotta in modo “confidenziale” e se il destinatario “è interessato a partecipare alla revisione della Pontificia Commissione, la invito a rispondere a questa e-mail. La contatteremo per discutere di ciò che deve essere fatto”. (SCM)

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