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“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”

Bibbia 2

Martedì della XXXII settimana del T. O.

10 novembre, san Leone Magno

Lc 17, 7-10

In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

COMMENTO

La spiritualità della schiavitù d’amore a Gesù per mezzo di Maria è stata sovente criticata da spiriti “forti”. I giansenisti l’hanno osteggiata al suo nascere e oggi, molti “sapienti” che hanno molta scienza e poca pietà, la deridono. Invece, è Gesù a proporre ai suoi discepoli la servitù, ovvero, la schiavitù come strada privilegiata della “sequela Christi”.

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Servizio disinteressato e costante, tale dovrà essere l’atteggiamento perfetto dei discepoli: “quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

L’aggettivo “inutile” fa riferimento più alla condizione di servitù in se stessa che a un atteggiamento morale, dunque si potrebbe anche tradurre: “siamo poveri servi”. L’avere assunto con convinzione l’umiltà e il niente della propria condizione, ecco il segreto per seguire Gesù come si deve.

Lo schiavo non va in cerca di ringraziamenti, di essere ripagato, di lodi… lui lavora con perfezione semplicemente perché è il suo compito. Condurre la propria esistenza così nell’obbedienza – “quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato” – è la via regia del cristiano.

Se vivessimo compenetrati in questa nostra condizione di servitù alla quale abbiamo avuto accesso col battesimo, quando liberi dalla tirannia del peccato abbiamo scelto il giogo soave di Gesù, quanti disagi, quanti amor propri feriti, quante gelosie e paragoni invidiosi, quante suscettibilità, quanti litigi si eviterebbero nelle nostre comunità! Se nelle nostre opere di apostolato ripetessimo interiormente sempre e ovunque: “siamo poveri servi, abbiamo fatto quanto dovevamo fare”, il nostro agire sarebbe un’ offerta di soave odore al Signore e tra noi regnerebbe la pace.

San Luigi Maria Grignion di Montfort fu l’apostolo della Consacrazione a Gesù come schiavo nelle mani di Maria Santissima. Aveva torto il grande santo? Per molti questa via sembra bizzarra e pericolosa, ma, alla luce del Vangelo odierno, diventa invece la più coerente proprio col Vangelo. Nel battesimo facciamo il voto di rinunciare a Satana e di sottometterci a Gesù. E in questo consiste proprio la consacrazione proposta dal Montfort, nel rinnovamento dei voti battesimali, avendo la Vergine come mediatrice, signora e avvocato di grazia.

Benedette le anime che non solo si sono così consacrate al Signore nelle mani di sua Madre ma vivono con umiltà in condizione servile davanti a Dio e ai fratelli. Questi si troveranno tra i primi nel Regno dei Cieli.

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