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La crisi della fede e il messaggio di Fatima

 “Siamo di fronte ad una profonda crisi di fede, a una perdita di significato religioso, che è la sfida più grande per la Chiesa di oggi”, aveva detto Papa Benedetto XVI.imagen fatima LPG heraldos 1 250x340 1

Redazione (15/05/2023 14:54, Gaudium Press) In una delle interviste rilasciate da Suor Lucia, la maggiore e unica sopravvissuta per molti anni, dei Pastorelli di Fatima, a seguito della quale  ne sono state poi pubblicate le Memorie, quando il tanto atteso Terzo Segreto di Fatima non era ancora stato reso noto, lei rispose: “È tutto nei Vangeli e nell’Apocalisse, leggetelo”. Una frase che lasciò in molti delle perplessità.

Quello che fu chiamato il Terzo Segreto è, come abbiamo già avuto modo di spiegare, la terza parte dello stesso segreto. La Madonna aveva chiesto che fosse rivelato nel 1960, ma, per circostanze non ancora chiarite, è stato reso noto solo nel 2000.

Molti specialisti di Fatima, scrittori di ogni genere, compresi importanti giornalisti, cominciarono a sollevare osservazioni di ogni tipo, sia sul testo che su quella che veniva chiamata  la sua “interpretazione teologica” , e affermavano categoricamente che non era stato rivelato nella sua interezza. Di fronte a questo commento interpretativo, sono sorte, nell’ambito del comprensibile diritto al dissenso, affermazioni ben documentate sull’ipotesi che possa esistere una parte non ancora rivelata.

Gli anni ’60 – termine entro il quale la Madonna aveva chiesto che il Messaggio fosse rivelato in tutta la sua completezza – erano pervasi da un ottimismo che aveva aperto la strada ai tempi convulsi del mondo e della Chiesa di oggi. I pastorelli – che erano stati chiamati “profeti di calamità” – avevano effettivamente predetto le tragedie che vediamo oggi, sia in ambito temporale che spirituale. Erano gli annunciatori di un Messaggio di avvertimento, misericordia e trionfo della Vergine, in quel lontano 1917.

La Madonna ha voluto parlare a tre pastorelli analfabeti in un mondo pieno di “conoscenze” lontane da Dio, che si muoveva verso un “progresso” che, invece di portare alla pace e alla tranquillità desiderate, portava alla distruzione e alla disperazione.

La sfida più grande

“Siamo di fronte a una profonda crisi di fede, a una perdita di senso religioso, che costituisce la sfida più grande per la Chiesa di oggi”, aveva detto Papa Benedetto XVI  ( 27-01-2012).

Non solo i fedeli credenti, ma anche i sacerdoti e i vescovi osservano oggi, con preoccupazione, come coloro che vanno in chiesa regolarmente siano sempre più anziani e il loro numero sia in costante diminuzione; come ci sia una stagnazione delle vocazioni al sacerdozio; come lo scetticismo e l’incredulità siano in aumento.

Di fronte a tutto ciò, non può non sorgere una domanda preoccupante: la Chiesa è esente da questa crisi? Non sembra, almeno nel pensiero di Benedetto XVI, che a Friburgo aveva dichiarato dinanzi ai membri del Consiglio del Comitato centrale dei cattolici tedeschi che “la vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede” (24-9-2011).

Crisi della Chiesa, crisi della fede, termini che fanno pensare alle parole profetiche della Madonna al mondo, comunicate ai tre pastorelli portoghesi, ma in realtà, nel testo conosciuto, non ci sono le parole “crisi della Chiesa” o “crisi della fede”. Una circostanza che non manca di attirare l’attenzione dei vari studiosi del noto Messaggio.

Di fronte a questo panorama nebuloso, ritengo opportuno riportare le illuminanti e coraggiose parole dell’arcivescovo di Évora (Portogallo), monsignor Francisco Senra Coelho, pronunciate il 22 aprile scorso al Santuario di Fatima, in occasione del 18° Incontro dell’Apostolato dell’Oratorio degli Araldi del Vangelo in quel Paese.

Durante la sua magistrale omelia, l’Arcivescovo ha riflettuto sui momenti in cui il mondo intero vive la gioia e l’esultanza del periodo pasquale della Risurrezione del Signore. Ma, d’altra parte, ha aggiunto: “non possiamo chiudere gli occhi sulla realtà dolorosa che ci circonda”, “questo è, infatti, un momento doloroso per la Chiesa, questa istituzione divina che, come il suo Divino Fondatore, sta vivendo un Calvario molto doloroso. Senza esagerare, possiamo affermare che la Sposa mistica di Cristo vive oggi la sua Via Crucis. È combattuta e calunniata dai suoi nemici, ferita, schiaffeggiata, coronata di spine. Si ripete oggi la scena dell'”Ecce Homo”, in cui la Chiesa è oltraggiata e additata come peccatrice”.

“Chi la difenderà, chi starà dalla parte della Chiesa? In un momento in cui tanti si allontanano dalla Fede, in cui l’ortodossia della dottrina perenne del Vangelo è gettata a terra, pressata da moltitudini che si proclamano ‘aggiornate’, in cui nazioni, un tempo cristiane, sono vendute ai venti ignominiosi della moda, chi starà al fianco della nostra Madre, la Chiesa? Chi lotterà per Lei?”.

“Cari fratelli”, ha esortato con fermezza, “prego che ognuno di noi possa rimanere fedele in questi tempi”, e ha proseguito dicendo che, guardando alla grande famiglia degli Araldi del Vangelo, vedo che: “sono autentici campanili che suonano le imperiture campane della tradizione, campane sempre antiche e sempre nuove, che cantano le glorie del passato e, allo stesso tempo, lo splendido futuro della Chiesa”, “in mezzo ai venti impetuosi che si abbattono sulla Mistica Sposa di Cristo”,” con una fedeltà adamantina e audace”.

L’arcivescovo di Évora ha rivolto “una parola di fiducia” ai circa 9.000 presenti alla celebrazione.” Di fiducia, sì, perché oggi viviamo tutti in tempi difficili, che richiedono molta fiducia. E parlare di fiducia significa parlare di fedeltà; perché, di fronte ai tempi burrascosi in cui viviamo, solo chi sa fidarsi saprà essere fedele”.

Infine ha sottolineato ai partecipanti come ha visto scandita in tutta la sua dimensione liturgica, l’Eucaristia, solennizzata dagli Araldi del Vangelo: “dai gesti, dalle posture, dai bei paramenti, dai canti avvolgenti, tutti echi della liturgia plurisecolare della Chiesa, sempre fedele a se stessa, in un sereno e maestoso cammino nella storia, come una Regina dal portamento sacro e maestoso, che insegna agli uomini la magnificenza di Dio e il culto che è veramente gradito a Dio”.

“Siate araldi della fedeltà – ha esclamato con forza al termine dell’omelia – perché la Chiesa ha la promessa del Salvatore che “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”.

 

Don Fernando Gioia, EP

www. Reflecting.org

(Pubblicato originariamente su La Prensa Gráfica de El Salvador, 14-5-2023)

 

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